Lettera-sfogo di una lettrice: “Mia nonna morta in ospedale tra poche informazioni e nessuna possibilità di vederla”

Di seguito una lettera – sfogo che una lettrice ha inviato anche alla direzione sanitaria dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi:

In data 27/02/2022 ho perso mia nonna, Concetta Porta, a causa Covid-19 o per lo meno questo è quello che hanno dichiarato in ospedale. Dico questo in quanto molti episodi, avvenuti nel periodo del suo ricovero presso l’ospedale civile “Antonio Perrino” di Brindisi, né a me né alla mia famiglia convincono.

Per far capire di cosa sto parlando inizierò a raccontare i fatti dal giorno del suo ricovero, risalente al giorno 04/02/2022 che inoltre coincide con l’inizio della sua positività. Premetto che la nonna purtroppo non aveva nessuna dose di vaccino perché era impossibilitata a causa di altre patologie di cui era affetta, e quindi inquadrata come “soggetto fragile”.

A seguito della chiamata al 118, avvenuta perché la nonna presentava serie complicazioni respiratorie, i paramedici presenti ci hanno consigliato il ricovero per tener sotto controllo i valori e le crisi respiratorie.

Arrivata in ospedale, la nonna è rimasta due giorni ferma nell’area Covid del pronto soccorso dell’ospedale sopraccitato in condizioni di cui noi non siamo a conoscenza, dato che dal momento in cui la nonna è salita sull’ambulanza non l’abbiamo mai più rivista o risentita.

Le uniche informazioni che riuscivamo ad avere erano date dai medici di turno, che ci hanno addirittura comunicato una sua ripresa il giorno seguente, dopo aver appurato che aveva iniziato a respirare senza ossigeno.  Dopo questa breve permanenza è stata spostata nell’area covid del reparto di geriatria, nel quale è rimasta una settimana, dove i medici continuavano a dirci che i parametri della nonna erano stabili e il virus stava facendo il suo decorso senza avere gravi complicazioni.

A seguito di questa settimana la nonna ha avuto improvvisamente un grave peggioramento ed è stata nuovamente trasferita all’interno dell’area covid del reparto “malattie infettive” dove la nonna accusava gravi crisi respiratorie e continuava ad essere attaccata all’ossigeno, che veniva aumentato ogni giorno di più.

Data la situazione delicata mia madre decise di recarsi in ospedale per portare il cellulare alla nonna, visto che non la potevamo vedere avremmo avuto il piacere almeno di sentire la sua voce per capirne qualcosa di più delle sue condizioni, ma il personale di servizio ha comunicato a mia madre che non era possibile introdurre nessun tipo di oggetto all’interno del reparto sia per il Covid, sia perché mia nonna, che soffriva di demenza senile, avrebbe potuto creare dei falsi allarmismi.

Questa situazione è durata all’incirca sedici giorni, dopodiché la nonna è morta. Il giorno 27/02 c.a., alle 17 circa, mio padre ha ricevuto una chiamata da parte della dottoressa che gli comunicava che la nonna aveva avuto una crisi respiratoria e aveva perso conoscenza.

Dopo circa un paio di ore mio padre riceve un’altra chiamata dove gli hanno detto di recarsi in ospedale per poter vedere un’ultima volta la nonna dal momento in cui non era possibile più una sua ripresa, ma con grande stupore dopo 10 minuti da quella chiamata, ha ricevuto l’ennesima chiamata da parte dell’ospedale che enunciava la morte della nonna e che non era più possibile andare a vederla.

Durante questa chiamata, inoltre, mio padre ha chiesto alla dottoressa come fosse possibile che non sia mai riuscito a vedere la madre durante tutto il ricovero; la dottoressa gli ha spiegato che da due mesi, dopo un accordo fra ospedali e regione Puglia, era cambiata la normativa per cui i parenti stretti potevano recarsi a trovare i malati più gravi, una/due volte a settimana, su prenotazione. Mio padre le ha fatto notare che, nonostante lui e le sue sorelle chiamassero ogni sera l’ospedale, non gli era mai stato comunicato che fosse possibile fare questa cosa.

Lo scopo di questo esposto è rendere nota la negligenza, la disorganizzazione, la scorretta comunicazione, la mala-informazione e la poca serietà aggiunta alla poca empatia nelle faccende delicate presenti all’interno dell’ospedale “Antonio Perrino”. Nonostante la situazione fosse estremamente complessa, l’equipe medica che ha seguito mia nonna si è sentita in diritto di prendere decisioni al posto della mia famiglia comunicando le cose scorrettamente o frettolosamente, giusto per poter dire di averlo fatto.

Tutto questo anche per farvi capire quanta poca importanza viene data alle vite della gente che si ritrova in questi ospedali, credendo di essere stata abbandonata dai propri cari. Così, i pazienti, lasciano la loro vita in mano a delle macchine, senza  sforzarsi di lottare per vivere ancora, perché ormai convinti di non aver più nulla da perdere. Il COVID ci ha reso peggiori!

Fanigliulo Valentina

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