Di seguito una nota da parte del consigliere comunale di Oria Tommaso Carone (gruppo misto):
“Nel Consiglio Comunale di ieri sera abbiamo appreso dal sindaco e dalla sua maggioranza che il Castello non sarà più riaperto.
Non sarà più riaperto perchè è venuto meno (senza qui indagare sui perché) ogni forma di dialogo e confronto tra amministrazione comunale e proprietà (che ha rinunciato all’istanza di modifica della destinazione d’uso) e perché, a dire della maggioranza, il riconoscimento di eccezionale interesse ex art. 104 del decreto legislativo n. 42 del 2004 consente la visita solo per scopi culturali e non ai turisti.
La interpretazione proposta dalla maggioranza secondo cui la visita sarebbe consentita dalla legge solo per scopi culturali e non ai turisti è oltremodo restrittiva ed è evidente come sia propugnata al fine di colpevolizzare chi la via dell’eccezionale interesse ha proposto e seguito (sintomatica l’affermazione del sindaco secondo la quale chi non è di Oria dovrebbe stare al suo posto).
Non credo, tuttavia, sia utile e opportuno gettare croci addosso a nessuno.
Io continuo a proporre di riaprire il tavolo negoziale con la proprietà per capire se è possibile giungere alla definizione di una nuova convenzione e alla riapertura del procedimento per il cambio di destinazione d’uso e alla sua conclusione.
Dobbiamo ritentare e lo dobbiamo fare presto, ce lo chiedono i Cittadini che vogliono fortemente la riapertura del Castello.
Se l’amministrazione comunale ritiene invece che questo passo non sia più possibile, ovvero dovesse incontrare il rifiuto della proprietà, non se ne può stare con le mani in mano.
Non si può subire la dichiarazione di eccezionale interesse e sostenere che le visite non saranno consentite ai turisti, quasi rimettendosi alla logica del “tanto peggio tanto meglio”.
Dovrebbe, allora, farsi parte attiva e propositiva, fare pressione sul Ministero affinché la norma sia applicata nel modo più estensivo possibile, assumere inziative presso il Ministero e la Soprintendenza affinché le modalità di visita siano le più ampie possibili, che l’accordo tra proprietà e soprintendente ascolti e accolga la voce di un’amministrazione che interpreta e soddisfa le esigenze di una Città che trova nel Castello la sua stessa identità e vede lo sviluppo del suo respiro culturale e delle sua ambizioni turistiche.
D’altronde, diciamoci la verità: dire che un bene può essere assoggettato a visita per scopi culturali non significa impedirne la visita ai turisti.
Non esiste forse il turismo culturale? Di chi voglia visitare un bene e conoscerne le origini e la storia? Di chi fa turismo per ampliare e approfondire le proprie conoscenze e il proprio sapere? Di chi volge il proprio interesse di visitatore ad aspetti ed elementi che caratterizzano, fra l’altro, un territorio o una città per la sua storia, la sua architettura, i suoi simboli, la sua identità? E consentire a questo turismo di visitare il Castello non significa consentirlo per scopi culturali?”