Di seguito una nota del consigliere comunale di Oria Tommaso Carone (gruppo misto):
“Si riapre, in occasione del deliberato del Consiglio Regionale sulla dichiarazione di interesse eccezionale ex art. 104 del decreto legislativo n. 42 del 2004, avviato da una mozione condivisa dai consiglieri regionali Maurizio Bruno e Paolo Pagliaro e approvato a larghissima maggioranza con il voto contrario di Fratelli d’Italia, il dibattito intorno al Castello di Oria, alle modalità del suo utilizzo e della sua fruizione, e alla sua riapertura.
La vitalità di tale iniziativa, che per la verità larga eco aveva avuto nell’opinione pubblica, e la perseveranza con la quale i promotori la stanno portando avanti, si contrappone all’immobilismo e al silenzio dell’amministrazione cittadina.
Amministrazione che nei mesi scorsi aveva, in modo forse anche politicamente inopportuno e istituzionalmente inelegante, avversato con toni fortemente polemici l’iniziativa, a fronte del naufragare della linea seguita del cambio di destinazione d’uso della struttura.
Naufragio segnato dalla rinuncia da parte della società proprietaria alla istanza per il cambio di destinazione d’uso da residenziale a direzionale del Castello.
Naufragio anticipato, però, e largamente prevedibile, dal metodo e dalla condotta tenuti dall’amministrazione cittadina che di fatto non ha mai seguito un percorso condiviso volto a garantire alle forze politiche, alle associazioni e all’opinione pubblica tutta un’adeguata partecipazione e conoscenza sulla scelta del cambio di destinazione d’uso della struttura, di fatto imposta e mai adeguatamente e tempestivamente spiegata alla Città.
Non solo, dalla pubblicazione della bozza di convenzione pubblico-privato ha di fatto rifiutato il dialogo e il confronto sulle doglianze e sulle critiche mosse, anche con chi aveva manifestato aperture alla scelta indicata dall’amministrazione.
Con la rinuncia da parte della società proprietaria del castello alla istanza per il cambio di destinazione d’uso tutto si è fermato e il sindaco e la sua giunta non hanno proferito più parola, come chi si ritrova in un pantano e non sa più casa fare e dove andare, peraltro affidandosi alle esternazioni di esponenti di Fratelli d’Italia, ultimi arrivati in maggioranza.
Non sappiamo più nulla: non sappiamo se l’amministrazione è disponibile a ridefinire i contenuti della convenzione, se sono intercorsi o ci siano contatti con la proprietà, se la strada sul cambio di destinazione d’uso è stata abbandonata.
Ciò, evidentemente, non fa bene alla trasparenza che dovrebbe essere il fil rouge da seguire in una così delicata questione, per non alimentare dubbi e diffidenze che allontanano la soluzione.
L’impasse sembra non avere via d’uscita, tanto sono contrapposte le posizioni, poiché quella del cambio di destinazione d’uso sembra avere non pochi critici e dalla sua un’amministrazione sin troppo debole a promuoverne l’utilità e le opportunità, mentre quella del riconoscimento di interesse eccezionale potrebbe trovare la forte, e probabilmente giustificabile, opposizione della proprietà che potrebbe ridimensionarne fortemente gli esiti, con un possibile futuro utilizzo complicato da un non facile contemperamento di interessi pubblici da un lato e privati dall’altro.
Si impone allora un bagno di umiltà a tutti coloro che sino ad oggi hanno espresso in qualsiasi modo una posizione, in modo che siano riannodati i fili del dialogo, che giunga a indicare una via d’uscita che soddisfi gli interessi in gioco, primo fra tutti quello della collettività cittadina che veda finalmente la riapertura del Castello, e quello della proprietà che ha investito enormi risorse.
Sarebbe il caso che il dibattito fosse riportato in una sede istituzionale, investendone così il Consiglio comunale, che potrebbe ascoltare i cittadini facendo ricorso allo strumento della consultazione di cui all’art. 69 dello Statuto Comunale e promuovere ex art. 32 co. 1 lett. a) dello Statuto la costituzione di una commissione speciale che, sentita la proprietà ed esaminate le proposte e ogni altro ed utile aspetto, possa riferire e, magari, proporre al Consiglio una proposta condivisa.
Così come sarebbe auspicabile che l’amministrazione comunale proponesse una rinnovata iniziativa, a condizione, però, che questa volta si apra al dialogo e al confronto.
Il sottoscritto ha sempre condiviso la strada del cambio di destinazione d’uso, ma non si può, e non si doveva, rimanere sordi ad altre proposte, pure legittime, che andavano e vanno opportunamente e responsabilmente valutate: di certo una soluzione non si trova barricandosi dietro le rispettive posizioni, qualcuno dovrà rinunciare a qualcosa e convincersi che nella vita non sempre è una sconfitta cambiare idea”.