di Massimo Caliandro
(Segretario Reggente Sicet Cisl Taranto Brindisi)
La recente approvazione di rilevanti risorse finanziarie della Regione Puglia (Atto Dir. N. 524 del 30.12.2021), a riscontro di avvisi pubblici rivolti ai Comuni ed alle Arca (ex Iacp) per il recupero e la riqualificazione di immobili di edilizia residenziale pubblica (ERP), aggiungerà risorse a risorse che i rispettivi Enti destinatari accumulano, continuando a gestirle in modalità per così dire privatistica, sottraendole cioè alla corresponsabilità dei corpi sociali intermedi, nonostante tutta la serie di leggi e norme che attribuiscono a questi ultimi il ruolo di interlocutori privilegiati.
Per quanto attiene al territorio Taranto Brindisi i finanziamenti attribuiti ad Arca Jonica riguardano n. 35 interventi da realizzare a Carosino (3), Castellaneta (2), Grottaglie (3), Lizzano (2), Massafra (1), San Giorgio Jonico (1), San Marzano di S.G. (1), Statte (4), Taranto (18); per Arca Nord Salento, i n. 6 interventi finanziati interesseranno Brindisi (4), Mesagne (1), San Pietro Vernotico (1).
Per i Comuni risultano finanziate proposte pervenute da Ceglie Messapica (1), Cisternino (1), Latiano (1), Statte (6), Taranto (7).
Dette “Misure urgenti relative al fondo complementare al PNRR” che destinano al programma “Sicuro, Verde e Sociale” per l’intero periodo 2021-2026 complessivi 2 miliardi di euro, riguarderanno un ampio ventaglio di interventi; tra questi, la riqualificazione del patrimonio ERP, il miglioramento dell’efficienza energetica, la sicurezza sismica e la riqualificazione degli spazi pubblici di pertinenza degli immobili.
Ed oltre al possibile acquisto di abitazioni da destinare alla sistemazione temporanea di assegnatari di alloggi ERP oggetto degli interventi, sarà pensabile ove necessario anche il frazionamento o il ridimensionamento degli alloggi, ecc.
Ebbene, richiamata ancora una volta la persistente quanto intollerabile condizione sospesa di Arca Jonica, dove da oltre un anno la politica pugliese non trova la quadra sul nome del nuovo Amministratore unico – benché da oggi i medesimi amministratori “unici” potrebbero legittimamente condividere altri incarichi pubblici – rilanciamo le nostre rivendicazioni concernenti la trasparenza ed il monitoraggio tanto delle risorse assegnate quanto della qualità della progettazione e delle opere connesse agli interventi finanziati, con l’obiettivo che si vada oltre la semplice qualificazione dei manufatti edilizi.
Per il Sicet, infatti, è dirimente che, in materia di rigenerazione urbana, tanto i Comuni quanto le Arca attribuiscano priorità agli obiettivi ambientali e sociali, costituendo ciò via obbligata per ampliare il patrimonio ERP, così attribuendo completa appropriatezza all’intero sistema del welfare locale.
Permane, tuttavia, una questione sempre sottovalutata che non è da sottacere, ovvero la conoscenza diretta che hanno i sindacati di ogni singola problematica concernente zone, scale condominiali, pianerottoli, singoli alloggi, che oggettivamente sfuggono ad una pianificazione di interventi fatti a tavolino o nelle segrete stanze degli uffici tecnici di Comuni ed Arca.
Da qui la nostra insistenza, per un maggiore coinvolgimento.
Il Sicet nazionale, con il segretario generale Fabrizio Esposito, ha già fatto pervenire alla Commissione Ambiente del Senato emendamenti al DDL Unificato in materia di rigenerazione urbana, parlando di “un patrimonio spesso carente di puntuali manutenzioni, che giunge a noi ridimensionato da vari processi di dismissione che spesso hanno riguardato le sue componenti migliori – ed auspicando – livelli essenziali delle prestazioni del servizio abitativo, una nuova programmazione nazionale ed un fondo ad hoc.”
E’ del tutto evidente come le dinamiche istituzionali finora evocate meritino una gestione dei processi altamente qualificata, con competenze specifiche ed organici tecnici sufficienti per gestire, oltre all’ordinario, la presente fase straordinaria che è, opportunamente, vincolata al rispetto dei tempi.
Esprimiamo fondate riserve sul fatto che le attuali piante organiche, in particolare delle Arca e dei Comuni, siano numericamente sufficienti.
Non va sottaciuta, ad esempio, la difficoltà di moltissimi Comuni dove si lavora in emergenza non solo pandemica, per cui passano in secondo ordine obiettivi importanti, come la predisposizione dei Piani Casa (ex L.R. n.22/2014) in coerenza con i principi di sussidiarietà, del metodo della concertazione istituzionale e della partecipazione degli abitanti e delle loro rappresentanze al processo di formazione delle decisioni.
S’impone, dunque, che venga rimossa la frenesia della disintermediazione e recuperata la mediazione sociale, oltre ad un cambio di paradigma nelle politiche abitative, dopo gli ultimi 30 anni di miope sottovalutazione del fabbisogno dei ceti meno abbienti.
Il tema delle periferie, dove ricucire il tessuto urbano ed implementare la fiducia e la coesione sociale nelle nostre città, questioni deflagrate con l’avvento della pandemia da Covid-19, dovrà oggi più che mai spingere la politica, le istituzioni periferiche e gli Enti strumentali del territorio ad intervenire sulle diffuse fragilità presenti, non prescindendo dal dialogo sociale, percorrendo la strada dell’inclusione e del recupero, per ridisegnare i nostri quartieri a misura di persona.