Così il consigliere regionale, presidente del Comitato permanente di protezione civile, Maurizio Bruno (Pd):
Dal 3 gennaio 1.050 lavoratori Leonardo di Grottaglie saranno in cassa integrazione per ben 4 mesi: 1.050 su 1.300. Praticamente tutti.
E questo per la carenza di commesse di lavoro dovuta alla crisi in corso. La definiscono “crisi temporanea”. Ma cosa accadrebbe se questo “temporaneo” dovesse prolungarsi per chissà quanto. O addirittura ripetersi, anno dopo anno, fino a diventare insostenibile?
La forza e la debolezza dello stabilimento di Grottaglie, dove lavorano tanto nostri giovani e non solo, la conosciamo. Ed è la “monocommittenza”, ovvero la scelta di lavorare di fatto per un unico cliente e un’unica commessa.
E’ una politica che garantisce grande tranquillità quando le cose a quel preciso committente vanno bene. Ma quando vanno male? Beh lo stiamo vedendo tutti.
Il destino e il futuro lavorativo di così tante famiglie non può reggersi su una scommessa. In economia la chiave è sempre la diversificazione.
E mi auguro che Leonardo abbia la lungimiranza di diversificare il mercato anche per quegli stabilimenti che al Sud (Grottaglie, Foggia, Pomigliano, Nola) stanno pagando più a caro prezzo l’imprevedibile crisi in corso.
Il 27 dicembre l’ex Ilva metterà in cassintegrazione 3.500 suoi dipendenti. Una settimana dopo Leonardo farà altrettanto con quasi tutti i suoi lavoratori. Tutto nel raggio di poche decine di chilometri. Tutto sulle spalle dei nostri lavoratori. Che in pieno clima natalizio, se possibile, fa male ancora di più.