Nessuno sembra pronto a scommettere su quello che avrebbe dovuto essere il centro di carico intermodale tra contrada Tiberio e contrada Rosea, a Francavilla Fontana. Nessuno ci crede, a parte l’Amministrazione, che avrebbe voluto darlo in gestione ai privati. Soltanto che poi l’asta pubblica è andata deserta, nonostante qualcuno – prima della scadenza del termine – avesse dato idea di mostrarsi interessato e avesse addirittura effettuato un sopralluogo, teoricamente propedeutico all’investimento.
Come noto, quest’opera è da 24 anni l’essenza stessa di quelle che sono comunemente definite come cattedrali nel deserto o, se si preferisce, monumenti allo spreco di denaro pubblico ( circa 12 miliardi delle vecchie lire).
Mai entrato in funzione, l’interporto avrebbe dovuto fungere da hub di smistamento su gomma e su rotaia delle merci e, in particolare, di frutta e verdura. Neppure un acino d’uva, una bolla d’accompagnamento o una fattura sono transitati negli amplissimi locali – più e più volte, negli anni, saccheggiati e preda dei vandali – del colosso a suo tempo edificato a ridosso della statale 7 di collegamento tra Taranto e Brindisi.
Dopo tante campagne elettorali e innumerevoli promesse di recupero, ecco l’idea – presentata come una probabile svolta – dell’Amministrazione Denuzzo: un bando, destinato ai privati, a ché ne facessero qualunque uso produttivo anche sfruttando le possibilità della Zona economica speciale (Zes) e, perché no?, del Piano nazionale di resistenza e resilienza (Pnrr) conseguito all’emergenza pandemica.
Nulla di tutto ciò. Malgrado premesse e aspettative, al 30 novembre nessuno ci ha puntato su neppure un euro.
Ne ha preso atto, a malincuore, l’assessore Nicola Lonoce, con deleghe a Urbanistica, Politiche Comunitarie e Contenzioso:
“Non posso nascondere la mia personale delusione per una soluzione che era sembrata a portata di mano e che, invece, non si è concretizzata. Il bando che ci avrebbe consentito di dare finalmente vita a quella struttura, cono d’imbuto ed emblema dello spreco di risorse pubbliche, esempio plastico della pluriennale mancanza di concreta progettualità, strumento di esasperanti campagne elettorali. Ed invece non è andata così.
Perché non me lo aspettavo? Perché nel corso di tre anni sono stati vari i soggetti che, a vario titolo, hanno chiesto di fare un sopralluogo in quella struttura, perché almeno un imprenditore aveva effettuato il sopralluogo obbligatorio ai fini della partecipazione alla procedura, perché la struttura è, sia pur con tutti i suoi limiti strutturali, perfetta per posizionarvi un centro logistico privato, in un’area baricentrica tra quattro province e due porti, perimetrata all’interno della ZES Ionica.
Tuttavia non è andata come si sperava, le ragioni le capiremo, e non sono quelle che cercheranno di propinarvi i soliti detrattori, ossia il disinteresse, ossia l’eccessivo costo necessario per la ristrutturazione, ossia…, ossia… La verità è che, in tempi di crisi economica postcovid, le imprese stanno cercando di capire quanto durerà la ripresa, ed un impegno a lungo termine, in questa fase, viene probabilmente visto con sospetto.
Da qui bisognerà ripartire, per comprendere se vi sono spazi ulteriori per migliorare le condizioni, in modo tale da allettare imprese serie a prendere parte ad una ulteriore procedura ad evidenza pubblica, o se bisognerà tenersi il monumento allo spreco così com’è, in attesa di future campagne elettorali nel corso della quali torneranno a promettervi un milione di posti di lavoro. Si, ma all’estero.
Perché la differenza è anche qui: si può tentare di tenere qui i nostri figli con le parole, oppure con i fatti. Noi preferiamo i fatti e solo chi si impegna può subire degli intoppi. Ma l’amore per la propria terra e per la propria gente sta anche in questo, nel provarci, non certo nel gioire perché il bando è andato deserto”.