L’hanno caricato in macchina, portato in campagna e pestato a sangue. Il motivo? Questioni sentimentali, di gelosia: l’aggredito, infatti, aveva intrecciato una relazione con una giovane donna legata a uno dei tre aggressori, più o meno suoi coetanei.
Stamane i carabinieri della stazione carabinieri di Erchie – luogo in cui si sono verificati i fatti – hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure coercitive personali, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Brindisi su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di tre persone, indagate quali presunte responsabili dei reati di sequestro di persona e di lesioni personali gravissime aggravate.
Nell’ambito del procedimento, altre tre persone sono indagate per il reato di favoreggiamento personale.
Le indagini sono state avviate dai militari dell’Arma quando, il 5 ottobre del 2020, una pattuglia di CC, durante un controllo effettuato in aperta campagna, ha scoperto tre giovani del luogo che trasportavano su un’autovettura un 27enne di Erchie, bloccato sul sedile posteriore e con il volto tumefatto. Sul momento, la vittima ha fornito informazioni confuse sulle cause delle evidenti lesioni che presentava e sul comportamento dei suoi aggressori, ma l’assenza di una sua denuncia ha impedito approfondimenti tempestivi.
Gli investigatori, tuttavia, hanno preso nota di particolare, e poi, con il coordinamento della Procura della Repubblica, ciò che era successo è stato ricostruito nella sua reale dinamica.
In particolare, è stato appurato come la vittima fosse stata adescata e prelevata con un tranello e, fatta salire in auto per poi essere trasportata nelle campagne di Erchie, era stata percossa perché “colpevole” di avere intrattenuto una relazione sentimentale clandestina con la “fidanzata” di uno dei sequestratori. Le sue iniziali dichiarazioni, molto vaghe, derivavano dal timore di nuove ritorsioni nei suoi confronti.
Per tali fatti, un 28enne è stato posto agli arresti domiciliari, mentre ai suoi presunti correi, di 30 e 31 anni, è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Purtroppo tutte le indagini sono state compiute malgrado il muro di omertà costruito intorno agli indagati – poi destinatari delle misure – e che ha coinvolto soprattutto le altre tre persone ora, a loro volta, sotto indagini per favoreggiamento personale, avendo le stesse fornito informazioni false agli inquirenti.