Quando un ex studente dell’istituto tecnico commerciale di Francavilla si è recato a scuola per richiedere il certificato di frequenza dei suoi anni scolastici, pensava si trattasse di una formalità, che al massimo ci sarebbe voluto un po’ di tempo prima di ottenerlo, che avrebbe semplicemente dovuto dare agli impiegati la possibilità di scartabellare nell’archivio storico. E invece ha suo malgrado scoperto che per la scuola, che pure ha frequentato per cinque anni conseguendo alla fine il diploma, è come se egli non fosse mai esistito.
Sembra una storia da film – si pensi a “Immaturi” di Paolo Genovese del 2011 – ma è quanto realmente accaduto qualche giorno addietro a un francavillese.
«Non abbiamo trovato nulla che la riguardi, il suo fascicolo è scomparso», la risposta dei dipendenti della Ragioneria “Giovanni Calò”. Non un compito in classe, non il certificato di diploma, non – a quanto pare – un registro di classe. Nulla di nulla. Anni di studio gettati alle ortiche o perlomeno volatilizzatisi improvvisamente, che adesso il malcapitato non sa giustamente come dimostrare per poter lavorare.
Cosa si fa in questi casi, si ritorna sui libri e si ricomincia tutto da capo?
Di chi sono le responsabilità?