È polemica anche sul cartellone estivo: “Eventi a pagamento per pochi intimi”

Lo spettacolo della Rimbamband

Ad alcuni piacciono, ad altri meno; ad altri ancora fanno quasi ribrezzo. Come sempre in questo periodo, si sprecano le polemiche sui cartelloni estivo di ogni cittadina di qualsiasi parte d’Italia. Non sono da meno, e ci mancherebbe, quelle del Brindisino, a parte qualche rara eccezione.

Non è da meno, quindi, neppure Francavilla Fontana. Il programma d’intrattenimento organizzato dall’Amministrazione comunale attraverso l’assessorato a Cultura e turismo, retto da Maria Angelotti, da una parte è sotto attacco, dall’altra è molto apprezzato.

Secondo diversi cittadini, gli eventi in corso non risponderebbero né ai gusti né alle capacità di spesa (infatti, diverse manifestazioni sono a pagamento) di gran parte della cittadinanza.

Secondo, invece, Amministrazione, organizzatori e altra parte della popolazione, testimonierebbero qualità, voglia di ripartire e sarebbero perfettamente in linea – in quanto a partecipazione e gradimento – con in trend del momento. Si sa, de gustibus non disputandum est, quindi è pressoché impossibile recensire in maniera quanto più obiettiva possibile una qualunque forma d’arte e, tantomeno, un artista.

Probabilmente, la verità sta un po’ nel mezzo.

Le foto che circolano sui social testimoniano un’affluenza contenuta a quanto sin qui andato in scena nella pur splendida cornice di piazza Giovanni XXIII, proprio al cospetto della basilica minore del Santissimo Rosario. Finora – e questo lo si può dire senza timore di essere smentiti – il pienone da sold out non vi è mai stato. Non vi si sono esibiti, a dire il vero, neppure artisti di grande richiamo, a differenza che negli anni passati.

Di questi tempi – è onesto aggiungere – non è affatto semplice allestire programmi di chissà quale tenore in una cittadina, come quella degli Imperiali, che da sempre si sforza di essere turistica ma non ha (ancora) conquistato l’appeal di diverse località limitrofe le quali, nel tempo, sono riuscite a conquistare le fama di centri privilegiati in quanto a gusto, spettacoli, intrattenimento e movida.

Al netto di ogni pur valida considerazione o attenuante, la principale “barriera” alla partecipazione è rappresentata – forse oggi più che in passato – dal prezzo d’ingresso: il periodo è difficile per quasi tutti e per una famiglia, ma anche per un gruppo di amici, non è una passeggiata “investire” in cultura o spettacolo anche solo poche decine di euro. Si preferisce, insomma, uscire per una pizza e un drink piuttosto che godersi un evento, precedente o successivo che esso sia.

Al di là delle rivendicazioni – sia contrarie che favorevoli – di tenore politico, la questione andrebbe inquadrata più in un contesto socio-economico generale, oltre che pandemico, nel quale a prevalere sono dubbi e ristrettezze.

Se, però, la politica e l’amministrazione pubblica sono tradizionalmente considerate espressione, specchio della realtà locale, non si può prescindere dal compiere – a monte, non soltanto a valle – alcune considerazioni spicciole sui diversi aspetti di una scelta, senza in ciò escludere né le tendenze del momento (con 25 euro, pizza, birra e drink “vincono” su spettacolo non gratuito) né le preferenze della maggioranza del popolo residente e no.

Solo un iperbole, un’esagerazione: se a Francavilla ci fossero stati gli U2 – ma probabilmente sarebbe bastato Gianni Morandi , perlomeno un nome di grido nazional-popolare – a frotte, da Francavilla ma non solo, avrebbero intasato l’amplissimo piazzale della chiesa madre.

Non si tratta (forse) di una questione cruciale per le sorti di un’Amministrazione, ma anche su questo, oltre che sulle questioni più serie e meno da panem et circenses, si può e si deve riflettere. Perché la gente che vota, ci tiene.

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