Egregio Direttore,
le chiedo di pubblicare questa mia missiva al fine di riuscire a trovare delle risposte che per troppo tempo ho cercato di avere e che ora forse è arrivato il momento di conoscere.
Nel consiglio comunale di ieri, 30.06.2021, con la mozione presentata dal consigliere Tardio, si è voluto fare luce su una molto offuscata vicenda quale quella del Monumento ai Caduti sul lavoro.
Monumento, questo, donato negli anni 80 alla città di Francavilla dalla famiglia Bianco (titolare di de tra le aziende più floride e sane della provincia e della Puglia, ndr), monumento che sembra aver preso vita e si sia autogestito senza che alcuno si sia interessato allo stesso.
Allocato prima in una piazza prospiciente al municipio, dimenticato poi nei meandri di qualche sgabuzzino comunale e, infine, rispuntato con una celebrazione in pompa magna durante la commemorazione del primo maggio del 2017 in una aiuola sita in via per San Vito.
Poi, di nuovo, il monumento prende vita e si alloca sulla bella rotonda posta all’ingresso della zona industriale di Francavilla.
Per chiarezza di informazioni, nel 2017, il palazzo di città era guidato dalla giunta Bruno e proprio nel Consiglio comunale di ieri, durante la discussione della mozione, è doverosamente intervenuto l’ex assessore Galiano che di quella amministrazione era parte significativamente integrante e al quale c’è da dare il merito per il coordinamento delle sponsorizzazioni delle due rotonde (quella di Borgo Croce sponsorizzata dalla Prefabbricati Pugliesi di Ferrarese e quella della zona industriale sponsorizzata dalla Soavegel della Fam. Bianco).
L’ ex assessore Galiano ha dichiarato che: “E’ vero. Nella vicenda di quel monumento vi è stata una fumosa gestione e che non si è mai riusciti a trovare l’excursus amministrativo di tale opera”.
E ancora: “Io avevo fatto presente durante la commemorazione del 1° Maggio 2017 al sindaco Bruno che l’opera fosse mortificata in quello spazio angusto attorniata da verde incolto e che con l’aggiudicazione della sponsorizzazione della rotonda da parte di Soavegel, fu fatta informalmente richiesta da parte della famiglia Bianco di dare più risalto a quell’opera”.
Galiano dice che gli era addirittura sembrato imbarazzante avere quel monumento in quel posto. Dopo tutto questo scontento, il monumento, dal canto suo, ha voluto rimediare e di sua spontanea volontà si è staccato dai piloni su cui era posto al crocevia di via San Vito e si è posizionato sulla bella e nuova rotonda di via per Grottaglie.
Adesso, quella mozione voluta dal consigliere Tardio è stata accolta e votata positivamente da tutte le forze politiche francavillesi ma mi chiedo, e soprattutto chiedo a chi di quella amministrazione faceva parte, chi ha dato incarico allo spostamento di quel monumento da via San Vito a via per Grottaglie?
Quel monumento, del peso di qualche centinaio di chili, ha richiesto l’impiego di uomini e mezzi mandati in via San Vito staccare fisicamente l’opera e portarla in via per Grottaglie.
Chi ha dato il benestare a questi lavori? Chi ha messo mani al portafogli per tutto questo? Tutto può essere tracciato e ricostruito a dovere?
Vi sembra normale che la gestione dei monumenti di interesse collettivo siano spostati, delocalizzati, ri-intitolati senza che ci possa essere traccia o che nessuno possa essere additato per tale conduzione amministrativa? Galiano dice che la famiglia Bianco ha fatto “informale richiesta” affinché quell’opera fosse valorizzata.
Perché si parla solo dell’opera in sé e non del monumento come simbolo delle morti sul lavoro?
Permettetemi di sorridere amaramente nell’udire queste scuse approssimative, oserei dire corbellerie, pronunciate da chi si è trovato incompetentemente a gestire un bene pubblico da sfruttare come tornaconto, immagino solo politico. A volte le furbate vengono a galla quando meno ce lo aspettiamo e questa mozione punta non solo a ridare alla città un monumento alla memoria dei caduti sul lavoro ma, spero, anche a demolire lo status quo che per troppo tempo è esistito a Palazzo Imperiali. La politica non può né deve essere autoreferenziale.
Voglio comunque ringraziare tutti coloro che si sono accorti di questa cosa e che si sono, si stanno adoperando e si adopereranno affinché sia messa fine a questo ingiusto atto con la speranza di vedere al più presto un nuovo simbolo a memoria di chi si è spento sul lavoro e a monito per le nuove generazioni affinché non ci siano più famiglie costrette a piangere per la morte un proprio caro sul lavoro.
Argentina Angelo, figlio di Beniamino, caduto sul lavoro nell’agosto 2006 insieme al suo Collega Giuseppe