Una Pec all’Ufficio tecnico del Comune di Oria – datata 20 giugno 2021, ore 10.07 – per chiedere l’annullamento della precedente istanza per il cambio di destinazione d’uso del castello da residenziale a direzionale. In calce, la firma di Isabella Caliandro, amministratore unico di Borgo Ducale Srl, società proprietaria del monumento simbolo che giganteggia sui colli oritani.
Un dietrofront – improvviso e inatteso – che di fatto, almeno per il momento, sospende il “dialogo” tra Amministrazione comunale e famiglia Romanin-Caliandro, trattativa finalizzata a sottoscrivere una convenzione nella quale sarebbero stati anche stabiliti periodi e orari di riapertura al pubblico o comunque di fruizione pubblica del maniero.
L’ennesimo colpo di scena che s’innesta in una trama di posizioni e iniziative sul come e sul quando, ma pure sul perché, restituire l’immobile anche alla fruizione della collettività.
Nell’ultimo periodo, sono state diverse, infatti, le attenzioni verso il castello: se ne sono occupati, tra gli altri, la senatrice Margherita Corrado e i consigliere regionali Maurizio Bruno (anche qui) e Paolo Pagliaro secondo i quali la via maestra da seguire è quella della dichiarazione d’interesse eccezionale del bene archeologico.
Di recente, hanno preso la parola anche quattro consiglieri di Oria all’opposizione (Pino Carbone, Domenico D’Ippolito, Mimino Ferretti e Giancarlo Marinò), che hanno riferito di una bozza di convenzione sbilanciata in favore della proprietà e quindi tutta da riscrivere.
Sul tema, inoltre, gli interventi di associazioni locali quali Legambiente Oria e Mente Civica Oria, Pro Loco e Italia Nostra (leggi qui), oltre che ovviamente singoli cittadini e persino studiosi.
Insomma, nell’ottica di un ritorno alla normalità (senza la -a privativa), in molti si sono focalizzati sul tema, in una teoria di posizioni differenti che spaziano dall’aprire a tutti i costi all’aprire solo a determinate condizioni.
Una rinnovata centralità del “vascello natante nell’aria” – com’è definito il castello – che al momento ha prodotto senz’altro una ribalta mediatica, oltre che istituzionale, e la rinuncia (temporanea?) della proprietà alla fatidica e agognata modifica della destinazione d’uso volta a consentire la possibilità di ospitare nel “gioiello di pietra” – altra definizione del castello – banchetti nuziali e di altro tipo.
La situazione, quindi, resta ingarbugliata. Ma le iniziative già intraprese così come i loro promotori – vi è da scommetterci – continueranno a seguire le proprie strade. Siccome ne sono state dette di ogni, qualcuno, alla fine, per forza di cose, dovrà spuntarla. Chi vivrà, vedrà.
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