Egr. Direttore Zanzarelli,
come abbiamo avuto modo di verificare, in più occasioni, nel corso di questi mesi la pandemia da COVID-19 ha evidenziato, sottolineato e, talvolta, amplificato i problemi relativi alla gestione dei dati sensibili.
Una questione di particolare attualità e’ rappresentata dalla previsione ed adozione del passaporto vaccinale per poter viaggiare in Italia e all’estero.
Ebbene, pochi giorni addietro il Garante per la Protezione dei dati personali è intervento in proposito con provvedimento n. 156 del 23.04.2021.
Il Garante, dopo aver “rimproverato” il Governo di non aver preventivamente consultato il Garante stesso, ha rilevato che il decreto-legge n. 52 del 22.04.2021 che istituisce il pass “non rappresenta una valida base giuridica per l’introduzione e l’utilizzo di certificati verdi a livello nazionale”.
Proseguendo nella propria disamina ha poi affermato che: “Il decreto prevede che le certificazioni verdi possano essere rilasciate, su richiesta dell’interessato, al fine di attestare il completamento del ciclo vaccinale, l’avvenuta guarigione da COVID-19 e l’effetto azione di test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus Sas-Cov-2 (art. 9 co. II)”.
Trattasi, evidentemente, di una grande quantità di informazioni sensibili sicuramente finalizzate alla tutela della salute pubblica che, però, potrebbero eccedere quei criteri di “proporzionalità, precauzione e temporaneità” dettati dalla norma.
Trattasi di una questione, tra le tante, di grande rilievo ed interesse sulla quale si tornerà con ulteriori approfondimenti.
Francavilla F.na, 10.05.2021.
Cordialità.
(avv. Antonio Andrisano)
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