“I contatti stretti e in particolare i parenti, peggio ancora se conviventi, delle persone che risultino positive al Sars-CoV2 devono isolarsi immediatamente. Non possono andarsene liberamente in giro né, tantomeno, possono recarsi a fare privatamente il tampone altrimenti rischiano d’infettare l’intero ambulatorio”.
La denuncia giunge da un’infermiera dell’ospedale Covid “Antonio Perrino” di Brindisi, la quale ha a che fare ogni giorno con queste situazioni e aggiunge: “Purtroppo la gente si sta fidando di alcuni medici di famiglia che forniscono informazioni false e sbagliatissime: non si può assolutamente uscire di casa quando si è accertato un caso di positività in famiglia e persino i contatti stretti degli ultimi giorni devono subito e responsabilmente isolarsi dagli altri”.
“La procedura prevede che sia proprio il medico di famiglia, di base, di medicina generale che dir si voglia procedere con le segnalazioni all’Asl, invece qui regna un po’ di confusione o d’ignoranza in materia. Successivamente, solo successivamente, si viene contattati dall’Asl e al limite si può andare a fare i tamponi molecolari ai drive in indicati. Prima, assolutamente no. Perché mi preme testimoniare un altro fenomeno purtroppo diffuso: i tamponi a tempo zero, il giorno dopo essere stati a contatto con un positivo, non servono a nulla. Come tutte le malattie, anche Covid-19 ha un tempo d’incubazione e quindi il test è più attendibile se effettuato a distanza di una settimana-dieci giorni dal contatto con la persona positiva. Diversamente, aumenta il rischio di essere falsi negativi”.
“Vorrei che segnalaste questa cosa perché qui in ospedale abbiamo i reparti pieni e siamo in affanno anche a causa di queste sciocchezze evitabilissime con un po’ di giusta informazione e buonsenso”.
