di Eliseo Zanzarelli
Hub vaccinale di Oria, lunedì 12 aprile 2021, ore 16.30 – Ci si arriva col sorriso stampato sulla faccia e i fogli pre-anamnesi in mano, spesso accompagnati da figli o parenti. La speranza di un futuro ritorno alla normalità, però, s’infrange ben presto contro la realtà di un’organizzazione che poi tanto organizzata, evidentemente, non è. E parlano i fatti, i numeri impietosi. Decine e decine di persone in fila fuori, in attesa di essere chiamati – a fare i conti col vento e poi persino con la pioggia – e altre decine alle prese con registrazione e colloquio anche dentro, dove purtroppo, evidentemente, non c’è posto per tutti.
E pensare che si parla di soggetti anziani (oggi il turno dei 79enni, anno 1942, oltre agli over 80 non ancora vaccinatisi nei giorni scorsi) e fragili. I volontari della Croce Rossa, della Croce Bianca e della protezione civile fanno il loro, ciò che possono e rispettano le consegne ruolo per ruolo: selezione all’ingresso del pubblico, selezione all’interno del tensostatico.
È una faticaccia per loro, anche perché il numero degli addetti alle fasi preventive sembra adeguato, mentre non è sembrata commisurata al fabbisogno la presenza dei sanitari, coloro che poi, alla fine, sono quelli effettivamente autorizzati a somministrare le dosi.
E così, alle 16,30 – quando noi de Lo Strillone siamo andati a verificare la situazione – vi era in fila, tra parcheggio intasato ed estenuanti code in piedi fuori dai cancelli – troppa gente, indirizzata ad Oria anche dai comuni limitrofi: Latiano, Erchie, Torre Santa Susanna, Francavilla Fontana, ecc.
Tanto per fare un esempio: quando l’orologio segnava ormai quasi le 17, vi erano da smaltire le prenotate e i prenotati delle 12,20. E a un certo punto è sorto persino il dubbio che fino alla chiusura del centro non si sarebbe fatto in tempo a smaltire la fila, dato che man mano sopraggiungevano le prenotazioni al pomeriggio. E poi si sono affacciati anche i sospetti ed è giunta addirittura la guardia di finanza. Di chi le responsabilità? Una domanda alla quale è difficile dare una risposta esaustiva, dato che le responsabilità si stratificano, in genere, su più livelli.
Sta di fatto che oggi passare dalla speranza allo scoramento è stato poco più di un attimo, in mezzo alle facce grigie – come il cielo di quest’oggi – di chi aveva deciso di sperare e intravisto la luce in fondo al tunnel e ha poi, suo malgrado, dovuto ancora attendere, attendere, attendere. Per parafrasare Dante, tutti sono giunti all’hub per riveder quanto prima le stelle, ma si sono ritrovati nella “città dolente, ne l’etterno dolore, tra la perduta gente”. E no, in quella sorta d’Inferno da Divina Commedia venutosi a creare, non vi era neppure una guida, un Virgilio qualsiasi e, a dirla tutta, neppure un Caronte che almeno conoscesse, sapesse spiegare il fiume dell’Ade.
E domani tocca ai 78enni: buona fortuna a loro e ai rispettivi accompagnatori. Se sarà ancora così, ne avranno bisogno. Come di questa benedetta dose di vaccino.
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