Nessun circolo ricreativo né alcuna consapevole trasgressione della normativa anti-Covid: nell’attività chiusa, nel pomeriggio dello scorso 16 marzo, dalla polizia locale di Francavilla Fontana, che ha sanzionato le 19 persone presenti, vi sarebbero semplicemente stati degli atleti intenti ad allenarsi in quanto, secondo loro, autorizzati a farlo. È questa la tesi esposta dal presidente pro tempore dell’Associazione sportiva dilettantistica e ricreativa “Il Pallino”, con sede in via Sant’Annibale Maria di Francia, nella Città degli Imperiali, affiliata Fibis (Federazione italiana biliardo sportivo) e riconosciuta dal Coni.
Una tesi che l’avvocato Carmen Saracino dello studio legale Andrisano ha esposto, coi necessari riferimenti giuridici, al prefetto di Brindisi Carolina Bellantoni nel ricorso in nome e per conto del suo assistito. In particolare, la legale ha fatto presente come l’articolo 18 del Dpcm del 2 marzo 2021 siano teoricamente “consentiti a porte chiuse gli allenamenti di atleti, professionisti e non professionisti, ed è per questo – spiega Saracino – che abbiamo immediatamente inviato degli scritti difensivi presso la Prefettura di Brindisi con i quali è stato richiesto, tra l’altro, all’Ufficio del Governo di voler fornire un’interpretazione autentica della normativa vigente al fine di chiarire se tali associazioni possono continuare ad operare, come noi sommessamente riteniamo, nel rispetto di normativa, protocolli e distanziamento sociale anche in zona rossa”.
Inoltre, è stata chiesta, qualora si rendesse necessaria, anche l’audizione del presidente dell’associazione, il quale aveva già peraltro fatto mettere a verbale le sue ragioni per difendersi dalle contestazioni mosse, a lui e agli altri 18 tesserati sorpresi nella sede associativa, dagli operatori della Municipale francavillese.
Ci sarà da capire, insomma, se – come da loro ritenuto – potessero continuare a esercitarsi, in vista della partecipazione a tornei e campionati, oppure se ne dovessero stare a casa, come sostenuto da chi ha riscontrato le contravvenzioni. Tra le altre eccezioni mosse dalla difesa, infatti, rientra la circostanza che – al momento del blitz – nei locali sociali fossero presenti soltanto associati e non gente senza tessera. Insomma, nessuna apertura al pubblico ma solo ed esclusivamente a coloro i quali – documenti alla mano, allegati alle memorie difensive – si ritengono degli sportivi e, in quanto tali, hanno la necessità di non perdere la mano, come si suol dire, né la confidenza con stecche, sfere e buche.
Ora, con i verbali sospesi – stante la pendenza del ricorso – spetterà comunque al prefetto dare ragione all’una o all’altra parte.
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