Visita al carcere di consiglieri regionali e provinciale: proposte di migliorie socio-urbanistiche


Di seguito una nota del consigliere regionale Maurizio Bruno (Pd):

Ieri mattina assieme alla consigliera provinciale Valentina Fanigliulo, al consigliere regionale Alessandro Leoci e al garante provinciale dei detenuti Ferdinando Benigno, ho effettuato un sopralluogo all’intero della Casa Circondariale di Brindisi.

E questo allo scopo di vedere e valutare in prima persona le condizioni in cui sono ospitati i detenuti presenti nella struttura di via Appia e come una collaborazione fra istituzioni possa risolvere eventuali criticità.

Molto cordiale e proficuo è stato il colloquio avuto a inizio visita con la direttrice della struttura, a cui abbiamo illustrato il progetto della Provincia di Brindisi, presentando una lista di corsi di formazione da sottoporre a tutti i detenuti.

L’idea è quella di far scegliere agli stessi detenuti dei corsi di formazione affinché, una volta tornati in libertà, possano più facilmente reinserirsi nella società e nel tessuto lavorativo, avendo nel frattempo appreso un mestiere capace di permettere loro di ricostruirsi un cammino senza più dover imboccare la strada dell’illegalità.

Terminato il colloquio abbiamo effettuato il sopralluogo vero e proprio all’interno della struttura, prendendo purtroppo visione di quanto esigui siano gli spazi riservati alla cosiddetta ora d’aria e alla socialità.

Per la nostra Costituzione il carcere deve educare, reinserire, non punire. E degli spazi di socialità degni di tale nome, sono essenziali anche per la salute mentale (oltre che fisica) dei detenuti.

A questo proposito abbiamo anche constatato nella medicheria l’assenza di un macchinario per i raggi x, che è invece essenziale per garantire immediate cure nella struttura e per evitare di dover oltremodo ingolfare gli ospedali esterni al carcere, già pericolosamente strapieni.

In ultimo condivido totalmente la proposta della consigliera Fanigliulo di approfittare dei fondi del Recovery Fund per costruire finalmente una casa circondariale fuori dal centro abitato di Brindisi, liberando così la città di una struttura che rappresenta un ostacolo alla rigenerazione urbana. Ottenendo allo stesso tempo una struttura carceraria finalmente degna di questo nome.

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