I frati minori del Santuario “Maria SS della Croce” in Francavilla Fontana in occasione della Quaresima 2021 organizzano un itinerario di riflessione – meditazione “Tu sei il più bello fra i figli dell’uomo” (salmo 44) attraverso i Crocifissi di Fra Angelo da Pietrafitta.
Ogni settimana dal 21 Febbraio al 27 Marzo p.v. saranno esposte delle foto di Pierluigi Bolognini con un messaggio biblico che porta il visitatore a meditare non solo sull’opera dell’artista, ma ad accogliere l’invito di Papa Francesco per la Quaresima da poco iniziata “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…” (Mt 20,18) un tempo per rinnovare fede, speranza e carità.
Frate Angelo nasce nel 1620 a Pietrafitta, sui monti della Sila.
Sin da giovane entrò nell’Ordine dei Frati Minori Riformati e divenne allievo di Fra Umile la Pietralia, maestro di una scuola di scultori in legno. In un primo momento Fra Angelo seguì il suo maestro nei conventi del cosentino e del crotonese; in seguito si mosse autonomamente in Basilicata, nel Lazio, in Toscana. Tra le opere di Fra Angelo, oltre ai Crocifissi, si devono annoverare anche i “Calvari francescani”, consistenti in un Crocefisso di proporzioni naturali sovrastato dall’Eterno Padre benedicente, e ai lati la Vergine Addolorata e San Giovanni Evangelista.
Fra Angelo arriva in Puglia su invito di p. Gregorio Cascione da Lequile, il quale gli commissiona un Crocifisso per la chiesa conventuale del suo paese. Il Crocifisso del Convento di Lequile, realizzato intorno al 1693 divenne il prototipo di altri sparsi nei vari Conventi della Provincia Minoritica di S. Nicolò di Puglia: S. Caterina a Galatina, S. Maria degli Angeli a Brindisi, S. Lazzaro a Lecce. S. Francesco a Manduria, S. Antonio a Martina Franca, S. Maria di Loreto a Mesagne, S. Antonio a Nardò, e altri nel barese. Visse gli ultimi anni della sua esistenza in Calabria, a Pietrafitta, dove “sorella morte” lo colse nel 1699.
Nel messaggio che emerge dall’itinerario spirituale e meditativo, oltre alla vicenda personale di Gesù di Nazareth, si può intravedere l’icona della sofferenza umana soprattutto dei deboli e degli indifesi. In quel volto straziato e morente c’è tutta la passione per l’uomo, per i suoi diritti nativi, per la sua dignità di creatura; c’è l’urlo di chi non può parlare, lo sguardo che penetra nell’anima e mette a nudo l’ipocrisia di chi non vuole accorgersi che tanta parte dell’umanità è sanguinante nel corpo e nello spirito.
“Questa immagine procura fastidio nell’uomo contemporaneo, per cui si vuole rimuovere il Crocifisso per eliminare contemporaneamente ogni richiamo all’umanità sofferente e acquietare la nostra coscienza ormai opacizzata. Riproporre il Crocifisso è l’occasione per sostare un po’, guardarlo negli occhi e non infastidirci: scopriremo la nostra vera umanità, il nostro posto nell’universo, la capacità di rapporti fraterni con i nostri simili. Il Crocifisso ci parla di amore, e non fa dormire sonni tranquilli finché ci sarà fame, malattia ignorata, violenza d’ogni genere, disastri ambientali. Il Crocifisso è anche orizzonte di vita: Risorgerò! E’ l’icona dell’umanità nuova che può ridare volto a se stessa e alla creazione intera.
Nel volto del Crocifisso ritroviamo la nostra bellezza originaria: “fatti a sua immagine e somiglianza””, dichiara Fra Giancarlo Greco parroco e rettore del Santario.
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