Gli ambasciatori delegati a consegnare brevi manu il testo del documento che di fatto pone la parola fine all’amministrazione guidata da Cosimo Pomarico, non sono probabilmente stati scelti a caso. Uno è Giuseppe Carbone, lo sfidante sconfitto alle ultime elezioni. L’altro è Giancarlo Marinò, un ex esponente dell’altrettanto ex maggioranza di centrosinistra. Uniti, destra e sinistra, per staccare la spina all’era Pomarico, agonizzante da tanto, troppo tempo. Il documento in questione pone fine all’ultima querelle: chi manda a casa Pomarico? Lui, il sindaco, dice di aver deciso da sè, che a dare le dimissioni è lui. Non sono gli altri a cacciarlo. Però carte e cronologia sembrano raccontare un’altra storia. Le dimissioni annunciate ieri dal primo cittadino non erano “irrevocabili”. Tutt’altro. Sono diventate tali solo poche ore fa, quando la sfiducia ufficiale della maggioranza dei consiglieri era ormai stata decisa. E infatti, anche se il primo cittadino avesse deciso di non lasciare la poltrona, questa mattina ci avrebbero pensato gli 11 firmatari dimissionari a detronizzarlo senza chiedergli il permesso.
Il provvedimento, già protocollato, reca le firme – oltre che di Giancarlo Marinò e Giuseppe Carbone – dei consiglieri dimissionari Ermanno Vitto, Angelo Mazza, Leonzio Spina, Cosimo Ferretti, Gianfranco Sorrento, Pietro Pasulo, Antonio Fullone, Domenico D’Ippolito, Tommaso Carone. Il colpo finale insomma è stato inferto da D’Ippolito e Giancarlo Marinò, i cui assessori di riferimenti erano stati defenestrati da Pomarico a seguito delle loro assenze in Consiglio, portando così la rottura in maggioranza a un punto di non ritorno.
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