L’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili ha scritto allo Stato:
“Caro Stato,
Ti scriviamo per rappresentarti un concetto molto semplice: non intendiamo lavorare gratis.
Vale per tutte la battaglia che abbiamo fatto per l’equo compenso.
Vale perché ci hai esclusi dai contributi a fondo perduto, anche se la crisi non ci lascia indenni.
Vale perché anche se ci siamo offerti di consigliarTi, sistematicamente ignori le nostre proposte.
Vale perché ti stiamo avvertendo da mesi delle grida di dolore di molte attività produttive, imprese, professionisti, tra cui tanti di noi.
Ebbene, caro Stato, Te lo diciamo ancora una volta: non intendiamo lavorare gratis.
Le imprese, provate dalla crisi e non abbastanza aiutate da Te, si troveranno a dover fare scelte difficili, come quelle di impiegare le loro risorse sui fattori produttivi che ritengono imprescindibili. Temiamo che si possa trattare di una selezione darwiniana economica, che vedrà molti soggetti – purtroppo – spazzati via dal mercato.
Noi Giovani dottori commercialisti sappiamo di essere tra i fattori critici della sopravvivenza delle imprese che assistiamo, il tema semmai è che non tutti i servizi che offriamo saranno considerati critici. Offriamo ai clienti servizi apprezzati (pianificazione, consulenza, controllo di gestione, valutazione, eccetera) ed altri percepiti come inutili (in primis, gli adempimenti fiscali).
Quindi caro Stato, Ti preghiamo, ascolta il nostro punto di vista! Semplifica per i contribuenti, taglia gli adempimenti superflui, dai gli aiuti che servono, guarda avanti, disapplica le sanzioni per lievi ritardi… insomma, ascolta quanto abbiamo suggerito in questi nostri tre anni di mandato.
Noi non intendiamo lavorare gratis, ma temiamo che le imprese non potranno permettersi il costo di redigere una dichiarazione dei redditi complessa come quelle che solo Tu sai chiedere.
Quella circostanza potrebbe essere il primo passo per sfilacciare in modo irreparabile il delicato tessuto connettivo tra i contribuenti e lo Stato che noi commercialisti quotidianamente tentiamo di rinforzare e rattoppare: non parliamo di scioperi o di manifestazioni, temiamo qualcosa di ben peggiore su cui come categoria non avremo nessun controllo: la disobbedienza civile dei contribuenti, che non va nell’interesse Tuo, nostro, né della popolazione. Vogliamo credere che il prossimo decennio possa vederci impegnati accanto a imprese in fase di sviluppo, supportarle nei business plan, assisterle nell’internazionalizzarsi. Davvero, vorremmo evitare che il prossimo decennio di professione sia dedicato ad accertamenti con adesione e contenzioso tributario conseguenti all’impossibilità materiale dei contribuenti di far fronte alle Tue tante, troppe, richieste.
Quindi, caro Stato, aiutaci ad aiutarti!”
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