La deputata brindisina: “Mi auguro che lo stop deciso ieri da Emiliano per il triennio delle superiori serva, questa volta davvero e seriamente, per riorganizzare i trasporti, recuperando il tempo finora perduto”
“La decisione di Emiliano di fermare la didattica in presenza per l’ultimo triennio delle scuole secondarie di secondo grado in Puglia non deve diventare la soluzione al problema atavico del trasporto pubblico locale”. Così la deputata brindisina Anna Macina, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera. “Il provvedimento di presidente Emiliano – continua – qualora allo stesso non faccia seguito una vera riprogrammazione e lavoro di raccordo tra tutti gli enti coinvolti, risulterebbe essere solo una scorciatoia, probabilmente la più comoda e agile via di fuga dalla responsabilità per non aver affrontato per tempo le criticità, prevedibili e non certo inimmaginabili, verificatesi con l’avvio dell’anno scolastico.
L’ordinanza di ieri rischia di vanificare gli sforzi del Governo e le ingenti risorse che, da mesi, sono state stanziate e assegnate anche alla Regione Puglia e agli enti locali per garantire un avvio dell’anno scolastico nelle migliori condizioni. Sono stati fatti – ricorda Macina – investimenti importanti nell’adeguamento delle aule scolastiche, nell’affitto di ulteriori spazi, nella distribuzione periodica gratuita di mascherine e gel. Anche per il trasporto pubblico locale sono state destinate risorse significative ma è di tutta evidenza che ci si è fatti trovare impreparati se si arriva a ‘chiudere’ le scuole e si cerca un piú sicuro rifugio nella didattica a distanza. L’auspicio è che, compatibilmente con l’evoluzione della situazione epidemiologica, la ‘pausa’ della didattica in presenza decisa dal 26 ottobre al 13 novembre, sia appunto solo e soltanto una pausa che abbia come unico scopo quello di recuperare il tempo finora perduto per garantire un efficiente sistema dei trasporti e salvaguardare il diritto allo studio di tantissimi studenti pugliesi. I nostri ragazzi e le nostre ragazze non possono pagare sulla propria pelle per l’indecisione, i ritardi o, peggio ancora, la negligenza di qualcun altro, che probabilmente avrebbe potuto impegnarsi per tempo sulla questione” conclude la deputata.
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