Di seguito la lettera-sfogo di una lettrice, donna e mamma, su di un tema delicato e spesso sottovalutato: disabilità e lockdown. Maria è una signora che vive ad Oria ed è madre del piccolo Riccardo (9 anni) con disturbo dello spettro autistico (non verbale).
Maria, nel messaggio inviatoci, ha esordito così: Se mi permettete, vorrei dedicare, tra le varie cose che proponete, due righe sull’autismo e tutto ciò che noi famiglie stiamo affrontando in questo periodo. E posso anche allegare una foto mia e di mio figlio perché vorrei tanto fare da sostegno alle altre molteplici famiglie che si sono trovate ad affrontare questa problematica in questa situazione.
Ed ecco, dunque, il pensiero di mamma Maria:
Un figlio speciale è come il vento che spalanca le finestre. Abbiamo dovuto reinventare tutto a causa delle restrizioni per il Coronavirus. Prendi un piccolo uomo che sta facendo un suo percorso faticoso e, improvvisamente, gli cambi le carte del gioco: questo è accaduto per colpa della pandemia.
Sono diventata terapista, insegnante, infermiera e psicologa, ancora di più di quanto non lo fossi già. E mio marito con me, fianco a fianco. Di notte, molte volte, invece di dormire, invento storie per il mio piccolo e grande bambino e il modo giusto per poterle raccontare. Non è cosi semplice.
Le persone come mio figlio hanno bisogno di regole, di abitudine, di precisione. Una cosa ci ferisce: nessuno ha parlato di noi, dei nostri problemi. Nessuno si è preoccupato di organizzare un sistema alternativo. Mai una parola spesa durante le conferenze stampe e le emissioni di decreti.
E noi siamo fortunati, perché viviamo legati dall’amore in famiglia. Ci sono nuclei familiari inceneriti dall’autismo. Ci sono donne che si sobbarcano da sole un peso immane. Ed è ancora più dura. Perché quando il vento ti entra in casa e cambia tutto, l’unica scelta che salva è proprio il coraggio di lasciare aperte le finestre. Ma infine tornerà la normalità.
Mamma Maria e il suo Riccardo
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