Paziente con sintomi Covid-19 da Brindisi a Francavilla: positiva al tampone, sanitari in apprensione

di Eliseo Zanzarelli

Da Brindisi a Francavilla e ritorno. No, non si tratta di un piccolo viaggio interprovinciale come quelli che fino a un paio di mesi fa era persino facile e più che normalissimo si facesse. È l’ennesima presunta anomalia di un periodo che di anomalo ha già tanto e non necessiterebbe di ulteriori stranezze.

Cos’è successo? Presto detto: lo scorso 28 aprile, un’anziana donna – circa 80 anni, residente a Brindisi; ma, in fondo, ciò poco importa – giunge in autoambulanza in ospedale a Francavilla Fontana dopo essere passata da quello di Brindisi.

Al “Perrino” il pre triage d’ordinanza, poi il transito dal pronto soccorso, infine il trasferimento al “Camberlingo” per il ricovero diretto nel reparto di Medicina, dove poi la donna viene effettivamente ricoverata: da un ospedale Covid (quello brindisino) a un presidio ospedaliero No Covid (quello francavillese) senza essere prima stata sottoposta ad alcun tampone.

Eppure, i sanitari e parasanitari del nosocomio della Città degli Imperiali – muniti di semplice mascherina chirurgica, in quanto FFP2 e FFP3 sono prerogativa dei presìdi designati Covid, a parte i casi di positività conclamata – si accorgono ben presto che la paziente  – sembrerebbe, giunta senza mascherina – presenta dei sintomi quantomeno sospetti. Il ricovero va in porto, ma un medico s’impunta: perché non le è stato fatto il tampone a Brindisi? E perché non glielo si fa adesso? Perché dall’ospedale di Francavilla Fontana si “esce” dopo aver fatto il tampone e, a volte, non succede il contraro?

Dopo un breve tira e molla con l’Asl, ecco che il tampone viene eseguito e i sospetti si rivelano fondati: la paziente risulta, purtroppo, positiva. Lo step successivo è semplice: la paziente dev’essere nuovamente trasferita a Brindisi nel principale ospedale Covid della provincia e dal primo maggio lì, difatti, si trova dopo essere stata – per ben tre giorni – a contatto col personale sanitario e parasanitario, oltre che con gli altri pazienti, del reparto di Medicina dell’ospedale di Francavilla Fontana.

Ora, per forza di cose, tutta questa gente dovrà essere sottoposta a tampone ed eventualmente – ove necessario – posta in quarantena obbligatoria, il reparto sgomberato e sanificato a prescindere. Ed è ovvio che ci sia apprensione: sanitari e parasanitari temono di doversi fermare in un momento cruciale nella lotta al virus, degenti e loro parenti temono un aggravamento delle loro condizioni.

Insomma, una “storia” strana in un periodo già stranissimo di suo – peraltro, probabilmente scongiurabile a monte – di cui sicuramente ciascuno dei protagonisti avrebbe fatto a meno, paziente contagiata e incolpevole (ovviamente) compresa. Ma tant’è. Si spera soltanto che dagli eventuali errori – umani e ad ogni modo possibili, in quanto tali mai del tutto escludibili – si possa imparare per il futuro.

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