Il diritto allo studio in Italia è garantito a tutti e in egual misura, almeno sulla carta. La pratica quotidiana – stando alla denuncia di alcuni genitori con figli disabili a carico – sarebbe però lontana da questo principio fondamentale dell’ordinamento nazionale. «Ai disabili sono riservate soltanto tre ore di lezione a fronte delle cinque degli altri», lamentano mamme e papà di Francavilla Fontana.
Ai ragazzi portatori di handicap, fisico o psichico, è assicurata dalla scuola dell’infanzia in poi l’assistenza in classe, nelle forme del cosiddetto “sostegno” a cura di personale specializzato, tra educatori, assistenti e docenti veri e propri (le prime due figure indicate dall’Ambito sociale Br/3, la terza dall’Ufficio scolastico provinciale che è alle dirette dipendenze del Miur). Gli insegnanti di sostegno – comprendendo per estensione tutte le categorie – sono però pochi e il loro lavoro coperto in parte dalle risorse pubbliche a causa del particolare momento di crisi che riguarda anche il settore pubblico e dunque i Servizi sociali.
La protesta delle famiglie, desiderose che i figli fruiscano di una formazione almeno pari rispetto a quella dei loro coetanei normodotati, pare legittima ed è indirizzata principalmente al Comune.
L’assessore al ramo, Gerardo Trisolino, comprende le ragioni dei suoi concittadini e spiega: «Il sostegno agli studenti portatori di handicap non è gestito direttamente dal Comune, ma dall’Ambito sociale (di cui Francavilla è capofila) per il tramite della Regione: la posizione dei genitori è senz’altro condivisibile, ma non c’è responsabilità diretta da parte di questo assessorato, che già di questi tempi fa tutto il possibile potendo contare sull’apporto di due soli assistenti sociali a fronte di una popolazione di circa 37mila abitanti».
«In un contesto simile – aggiunge Trisolino, che è anche vicesindaco – si punta a garantire almeno i Lea (livelli essenziali di assistenza), compiendo ogni giorno dei piccoli miracoli».
«Sono vicino ai concittadini con figli portatori di handicap a carico che purtroppo, e sottolineo purtroppo, si trovano a fare i conti con la realtà che descrivono, ma ribadisco come, per quanto di competenza del Comune, stiamo facendo il possibile e anche l’impossibile a tutela delle fasce più deboli della popolazione, poi è chiaro come ci siano specifiche e inderogabili procedure da osservare».
Con l’occupazione a livelli da baratro e la povertà in costante escalation, sono ogni giorno tantissimi i cittadini in difficoltà a bussare alle porte degli amministratori in cerca di aiuto, di un lavoro, di soldi per pagare la spesa o le bollette. Si cerca ovviamente di venire incontro a tutti, ma non sempre è possibile, perlomeno in tempi brevi. Il momento è particolarmente delicato e il fatto che siano addirittura gli studenti diversamente abili a doverne, loro malgrado, pagare il conto la dice lunga sulla situazione.
Di certo c’è che, essendo il diritto allo studio e quindi alla frequenza scolastica garantito a tutti, ci si attende almeno ogni sforzo in questa direzione: un disabile non può rischiare di arrivare alla fine dell’anno scolastico meno preparato del suo compagno di banco a causa della condizione psicofisica nella quale si trova a dover affrontare la vita e la scuola.