Il calendario, ieri, “diceva” 1 aprile.
Una giornata nella quale scherzarci su, in condizioni normali. Le condizioni attuali proprio normali, però, non sono. Non lo sono per tutti, figurarsi per gli operatori sanitari (dai medici agli Oss, passando necessariamente per gli infermieri). Ieri era il primo aprile – giornata di scherzi e burle, in condizioni normali, appunto – ma, come si sa, non si scherza sulla salute né sulla sanità.
Si pensi che pure noi de Lo Strillone, dopo tanti begli anni goliardici, per la prima volta abbiamo rinunciato volontariamente alla tradizionale beffa del “pesce d’aprile”. Ché oggi come oggi c’è poco, anzi proprio nulla, su cui scherzare, di cui beffarsi.
C’è gente che da Nord a Sud, indistintamente, patisce le pene dell’inferno e poi – a volte – muore, lasciando nello sconforto i propri cari, impossibilitati persino a tributarle l’ultimo saluto.
C’è gente che, da Nord a Sud, anche indossando camici e divise, quel “mostro” silenzioso e invisibile, prova ad affrontarlo. Da Nord a Sud, certo.
Che il Nord e il Sud siano quelli della regione, ora come ora, poco importa. Si soffre e lotta ovunque, sempre allo stesso modo: difficoltosamente, ma con coraggio. Reparto per reparto.
E, allora, fa specie che i tamponi – agognati da tempo da tutti i sanitari – siano stati predisposti, finalmente e vivaddio, soltanto per gli operatori della Sanità del Policlinico e del Giovanni XXIII di Bari.
Gli altri cosa sono? Serie B, C, D?
Ci sono figli e figliastri nel sistema sanitario pugliese?
Se ci sono dei criteri di scelta, essi da cosa e da chi sono determinati?
Esistono, per caso o per scelta, figli di un dio minore?
Si spera sia stato solo un “pesce d’aprile”, di cattivo gusto, certo, ma pur sempre soltanto un “pesce d’aprile”.
Eliseo Zanzarelli
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