Attanasi replica a Curto: «Ereditati situazioni difficili e pasticci, curiamo ordinario e straordinario»

Il presidente del Consiglio comunale Attanasi (a destra) col sindaco Denuzzo

Si riceve e pubblica:Se è vero come è vero che il contraddittorio è il metodo più efficace per giungere all’accertamento della verità, allora ben venga la nota con la quale il senatore Euprepio Curto ha mosso le sue critiche all’operato della attuale maggioranza di governo della Città degli Imperiali, rea, a detta del leader di Progetto per l’Italia, di occuparsi della ordinaria amministrazione e di essere invece silente su temi molto più importanti, temi definiti addirittura “scottanti” da alcuni organi di informazione che hanno dato diffusione alla nota in questione.

Alcune precisazioni pertanto si impongono, anche al fine di evitare che una eventuale mancanza di replica, sommandosi all’autorevolezza e al pedigree politico del contraddittore, possano indurre l’opinione pubblica a ritenere che la critica abbia del fondamento, o, peggio ancora, che l’attuale classe dirigente non sia attrezzata a sostenere un dibattito che vada oltre le oramai sconfortanti polemiche relative a una chianca sconnessa o alla chiusura al traffico veicolare di un tratto di strada nei giorni festivi.

E allora: l’attuale esecutivo guidato da Antonello Denuzzo si è insediato a Palazzo Imperiali appena un anno e mezzo fa, contro ogni pronostico della vigilia. A giugno del 2018 l’attività amministrativa, per lo meno rispetto ad alcuni dei temi “scottanti” evocati dal senatore Curto, si presentava paralizzata da almeno un ventennio, prima a causa delle contrapposizioni tutte interne al centrodestra, poi della instabilità del governo Bruno e, nel mezzo, degli interregni commissariali, cui vanno aggiunti i vari e gravi intoppi burocratici e amministrativi (in alcuni casi anche giudiziari) che hanno interessato praticamente tutte le principali opere pubbliche avviate sul territorio (stadio comunale, palazzetto, ex mercato coperto, San Biagio, quartiere musicisti e vincolo R4, PUG, insediamenti in zona PIP, chiusura dell’ex discarica di Feudo Inferiore, locali fiera mostra, ecc.).

L’amministrazione in carica sta affrontando e risolvendo brillantemente ogni singolo problema ereditato e sta avviando la programmazione di nuove e importanti opere.

Siano d’esempio lo stadio comunale Giovanni Paolo II già inaugurato e il palazzetto dello sport di imminente apertura.

Ma lo stesso si potrebbe dire per il PUG e la variante alle Norme Tecniche di Attuazione del PIP, i cui iter di approvazione sono stati completati in commissione e approderanno a brevissimo in consiglio comunale, vale a dire non appena tutti i consiglieri comunali avranno terminato la non semplice procedura di verifica prevista dalla Legge per accertare eventuali incompatibilità.

In particolare sulla variante alle NTA del PIP l’amministrazione si è dovuta confrontare con i veri e propri pasticci commessi in passato (non è importante adesso stabilire da chi) e riallineare l’iter amministrativo ai princìpi enucleati nella oramai nota sentenza del Consiglio di Stato e alla legislazione vigente. Prima che sia completato questo complesso percorso, non è assolutamente possibile scrutinare positivamente singole istanze come quella relativa al centro diagnostico alla quale fa riferimento il senatore Curto nel suo comunicato (attività sanitaria in area a destinazione prevalentemente industriale). Né si può francamente pretendere che i consiglieri comunali si immolino contro ogni evidenza giuridica sull’altare del pur auspicato sviluppo economico della Città. Tanto per essere più chiari: chi scrive non può essere di certo annoverato tra i propugnatori della cosiddetta “decrescita felice”, ma nemmeno, mi sia consentito, tra i sostenitori della “crescita ad ogni costo”.

Sul centro di carico intermodale occorrerebbe un comunicato a parte. Ma l’attuale classe dirigente si è imposta un rigoroso silenzio (questo sì, assolutamente voluto) per rispetto dell’intelligenza dei cittadini francavillesi che per tanti, troppi anni, si sono visti destinatari di prospettazioni meramente illusorie. Anche in questo caso, stabilire di chi siano le colpe non è compito e francamente non interessa nemmeno a chi in questo momento sta governando Francavilla. Ma in ogni caso, il fatto che non se ne parli non vuol dire che lo stesso centro di carico intermodale non sia all’ordine del giorno dell’attività dell’attuale amministrazione. Ne approfitto però per chiarire che il punto non sono tanto (o non solo) le risorse necessarie per il recupero dell’opera, quanto l’individuazione di una destinazione che sia appetibile per gli operatori del mercato, onde evitare ulteriori sprechi di tempo e di denaro pubblico.

Infine, il “potere” asseritamente esercitato dalla dirigenza. Ogni ente o istituzione si regge su una sorta di bilanciamento tra i “poteri” che la compongono. E ogni sistema sano prevede una sorta di “pesi e contrappesi” (Checks and balances, direbbero gli anglosassoni). Nella macchina amministrativa francavillese la mia impressione è che il sistema rispetti un sostanziale sano equilibrio. In altre parole: l’esistenza di un potere diverso da quello politico non mi angoscia e non costituisce dunque un problema, anzi è addirittura auspicabile. Certo, preoccuperebbe l’esistenza di uno strapotere. Ma in questo caso il pericolo principale è che lo strapotere (reale o presunto) si riveli insidioso più per chi lo esercita che per chi lo subisce. Non credo tuttavia che sia questo il caso di Francavilla.

Avv. Domenico Attanasi

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