Commercialista francavillese dà consigli al Milan: «Per rilanciarsi, deve fare come il Bayern»

Gianni Capuano nei panni di consigliere comunale di centrodestra

Il commercialista francavillese Giovanni Capuano, managing partner di A&A Italia – Auditing and Accountability, ha parlato ai microfoni del quotidiano online nazionale Affari Italiani del modello di business che potrebbe funzionare per risollevare le sorti del Milan, squadra della quale, per inciso, è tifoso sin da bambino.

Sull’origine dell’idea: “L’idea nasce da uno studio che abbiamo effettuato sulla composizione delle principali voci di ricavo del bilancio del Milan. E ci siamo resi conto che il club rossonero, ma anche le maggior parte delle società calcistiche italiane, sta vivendo in questa fase quello che ha passato il Bayern Monaco qualche tempo fa: era top club in Germania, aveva toccato il massimo dei ricavi raggiungibili con le sponsorizzazioni, prendeva il massimo dai diritti televisivi. Però non riusciva a competere con le grandi squadre inglesi e spagnole. Questo perché gli introiti dai diritti tv in Germania erano più bassi rispetto a quelli di Liga e Premier League e i top sponsor erano già tutti alla corte del Bayern Monaco”.

Sulle decisioni del Bayern Monaco per colmare il gap: “Decisero di cambiare l’assetto manageriale della società aprendo la partecipazione per il 25% ai top sponsor – Adidas, Audi e Allianz – facendoli entrare nel capitale sociale e creando un’associazione che raggruppa tutti gli azionisti suddivisi in 3 categorie. Ossia i Top, i Gold Silver e gli abbonati ordinari”.

Sul risultato di questo ingresso nel capitale sociale da parte di alcuni sponsor: “Una fidelizzazione degli sponsor, con una prospettiva di lungo periodo di introiti e ricavi. Permettendo al Bayern di colmare quel gap con le squadre spagnole e inglesi. Garantendosi maggiori ricavi e facendo partecipare soprattutto i principali sponsor alla gestione della vita societaria”.

Sulla situazione al Milan: “E’ nella stessa situazione: difficoltà sportiva ed economica. Intraprendere questo percorso permetterebbe alla società di creare maggiore appeal degli sponsor alla partecipazione nella gestione pura dell’aspetto societario. E la partecipazione nel capitale sociale permetterebbe di avere forze economiche disponibili fresche. Con la ristrutturazione economica, sportiva e commerciale del club. Aiutando a superare quel gap che oggi il Milan ha sia in Italia che in Europa. Ovviamente tutto passa da un ritorno almeno decente e decoroso ai risultati sportivi. E aiuterebbe sicuramente Elliott ad avere una maggiore forza sul mercato per la contrattazione della propria posizione da socio di maggioranza”.

Se è un modello replicabile in Italia, nel calcio italiano e nel sistema economico italiano: “Secondo il mio punto di vista e quello del collega Enrico Gelmetti sicuramente sì. Ovviamente con le dovute comparazioni del diritto societario e degli adempimenti fiscali che differenziano l’Italia dalla Germania. Anzi, sarebbe interessante se l’applicazione di questo modello vedesse protagoniste non solo le principali società che hanno un brand riconoscibile, ma anche quelle più piccole. Immagini una società media di serie A che si apre alla partecipazione nel capitale sociale di uno sponsor regionale o locale, che si vede coinvolto nella gestione delle sponsorizzazioni e delle strategie commerciali della società. Ha un appeal maggiore di una sponsorizzazione tout court del tipo ‘Ti do 12 milioni di euro, baci e abbracci’ “.

Sullo stadio nuovo: “Come lo hanno inquadrato al Bayern Monaco. La costruzione e la ristrutturazione dell’Allianz Arena ha visto la partecipazione diretta di un top sponsor come Allianz nella gestione dei naming rights dello stadio. Quindi, è importante la strategia che Milan e Inter vorranno portare avanti con il Comune – che dovrà tutelare il pubblico interesse – ma è importante lo sviluppo commerciale che un top sponsor che partecipa al capitale sociale può intravedere nella costruzione di uno stadio. Per fare un esempio concreto, il Milan ha Fly Emirates come sponsor: si immagini se venisse direttamente coinvolto nel capitale sociale del Milan. Come è stato per Allianz o per Adidas da parte del Bayern. E in più se vedesse la prospettiva di dare il proprio nome allo stadio. Si svilupperebbe una strategia comune con il coinvolgimento nel capitale sociale anche nella costruzione e nella gestione dello stadio”.

Sulla quotazione del Milan in borsa: “Ovviamente cozza con questo modello qui. Il nostro è un modello che guarda alla base, mentre nella quotazione si guarda agli investitori istituzionali non direttamente coinvolti. Qui parliamo di un modello di business che coinvolge direttamente gli stakeholder. Io poi ho una mia personale convinzione, ossia che prima o poi il fenomeno delle quotazioni sportive in Borsa alla lunga non dia i benefici oggettivi alle società”.

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