Dopo la violenza sessuale ai danni di un’ospite, non soltanto il dipendente ma anche il titolare dell’albergo dovrà risarcire i danni. L’ha stabilito il Tribunale civile di Imperia in una sentenza emessa nelle scorse settimane.I fatti risalgono al 2008, quando una giovane donna originaria di Francavilla Fontana era in vacanza in Liguria e soggiornava in un hotel del posto: un giorno, uno dei dipendenti della struttura s’introdusse con una scusa nella stanza occupata dalla francavillese e la costrinse a consumare dei rapporti sessuali con lui.Poco dopo, la donna si rivolse al suo legale di fiducia, Antonio Andrisano del Foro di Brindisi, e denunciò tutto. Ne scaturì un processo penale a margine del quale l’autore della violenza – un cittadino dello Sri Lanka – fu condannato in abbreviato a cinque anni e otto mesi di reclusione (pena confermata in appello) oltre al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede.
Quando la sentenza penale è passata in giudicato, sempre con l’assistenza tecnica dell’avvocato Antonio Andrisano, la donna ha citato ai danni non soltanto il suo violentatore, ma anche il suo datore di lavoro, peraltro coperto da assicurazione proprio per “responsabilità verso i clienti fruitori del servizio”.
Così, di recente, i giudici civili – dopo aver preso atto che il reato era stato accertato in sede penale sia in primo che in secondo grado – hanno stabilito che sì, secondo l’orientamento della Cassazione, in casi del genere sussiste in capo a padroni e commettenti una responsabilità per fatti commessi dai loro dipendenti.
Il racconto della vittima è sempre stato ritenuto dai magistrati lineare, preciso e sorretto da logica interna. In una sola parola: credibile. Una credibilità avvalorata dalla circostanza che la donna avesse lasciato l’albergo con un giorno d’anticipo rispetto alla prenotazione iniziale e, soprattutto, da un referto medico dal quale era certificata la presenza di ecchimosi sul collo compatibili con una pressione molto violenta.
Secondo il Tribunale, insomma, c’è stata una sorta nesso di causalità tra le mansioni dell’imputato – accogliere e assistere i clienti – e la stessa violenza sessuale.
Quella brutta e brutale vacanza può dirsi giudiziariamente chiusa dopo più di dieci anni, sebbene il cattivissimo ricordo resti. La stessa donna violentata ha voluto che la notizia fosse resa pubblica “come esempio per chi non trova il coraggio di denunciare. Veicolare la mia vicenda attraverso i giornali spero possa in questo senso aiutare altre donne vittime di violenza”