Sabato scorso, Prefabbricati Pugliesi ha soffiato sulle sue prime 35 candeline: un importante traguardo festeggiato con orgoglio dal suo presidente Massimo Ferrarese in compagnia di tutti i collaboratori che in questi tre decenni e un lustro hanno contribuito a rendere l’azienda un solido punto di riferimento del settore in Puglia e in Italia. Una realtà talmente forte da aver retto e, anzi, da essersi rilanciata anche sotto i colpi di una crisi che, nel frattempo, ha invece purtroppo fatto colare a picco diversi suoi concorrenti.
Ferrarese quasi indossava ancora i calzoni corti quando, a 22 anni appena compiuti, entrò in punta di piedi nell’impresa del suocero Simeone D’Antona. Si realizzavano le prime piste di decompressione dei prefabbricati e delle strutture coperte, in contrada Palombara, lungo la provinciale Oria-Manduria non vi era ancora traccia. Non era neppure lontanamente immaginabile che un giorno lo “scheletro” di centri commerciali, capannoni industriali, scuole e grandi immobili in genere sarebbe stato firmato Prefabbricati Pugliesi. “I numeri parlano chiaro – ha detto l’ex presidente della Provincia, di Confindustria, del Cda Invimit e della New Basket Brindisi – e i numeri dicono che in un territorio martoriato anche dalla disoccupazione, Prefabbricati Pugliesi ha retribuito ai suoi dipendenti dieci milioni ore, avendo realizzato tre milioni di metri quadri di strutture con l’impiego di due milioni e mezzo di metri cubi di calcestruzzo…”. Non solo lavoro e non solo guadagno, ma anche più di uno sguardo, molto concreto, al Sociale… “La nostra azienda – dichiara Ferrarese mentre quasi gli brillano gli occhi – si è fatta conoscere non solo per quello che ha costruito nella nostra regione e in tutto il Sud, ma anche per il ruolo sociale che abbiamo voluto svolgere per fornire il nostro contributo. All’interno del Gruppo esiste una Fondazione, la ‘Puglia per la vita’, che si è occupata e si occupa della gente in difficoltà. Abbiamo risolto tanti casi e aiutato molte persone assistendole all’interno delle proprie famiglie. Un ruolo sociale che abbiamo svolto anche in altre città e in altri territori, donando strutture importanti o garantendo un supplemento di assistenza sanitaria laddove quella pubblica sembrava essere non sufficiente. E la Prefabbricati Pugliesi ha rivestito un ruolo importante anche nello sport, con le sponsorizzazioni in alcuni Comuni, da Manduria, a Ostuni, a Francavilla. Sini a Brindisi, dove siamo stati protagonisti nella disciplina che in quella città è considerata la più importante, e lo è stata anche per la mia vita, ossia il basket. E che abbiamo contribuito con entusiasmo a far diventare grande dalla serie B2, portando proprio con questo nome, “Prefabbricati Pugliesi”, il basket di Brindisi in serie A. Esserne orgogliosi credo sia il minimo”. “Se siamo qui oggi, a festeggiare 35 anni, lo devo a tutti i miei collaboratori e i miei dipendenti, a tutti coloro che hanno lavorato al nostro fianco e hanno dato un grande contributo. Ringrazio per tutto questo la mia famiglia e devo ringraziare davvero tutti i lavoratori, alcuni dei quali sono in Prefabbricati da decenni, altri che si sono aggiunti negli ultimi anni, e che hanno sposato davvero quella che è la filosofia della nostra azienda, impegnarsi per realizzare il meglio e nelle migliori condizioni. Sì, è vero, la Prefabbricati è davvero una grande squadra, una squadra di serie A”. Ma qual è stato e qual è il segreto dell’ascesa e di una realtà che, in quei “ruggenti” anni ‘80, nacque come tante altre nel settore dell’edilizia e che, mentre molte delle altre in questi anni sono scomparse, tutt’oggi continua a crescere? “Sono sinceramente dispiaciuto del fatto che, causa crisi, nel settore edile in Puglia abbiano chiuso i battenti 3.500 imprese… Io credo che noi siamo riusciti a fronteggiare il periodo difficile grazie al sacrificio di tutti e a un impegno quantomeno triplicato per non essere costretti a ridimensionarci a nostra volta. Tutti, e dico tutti, dal primo dirigente all’ultimo operaio assunto, anziché arrenderci, abbiamo dato qualcosa in più. Insomma, io credo che se un segreto ci sia stato, oltre al lavoro indefesso, esso risieda nel grande e armonico gioco di squadra. La nostra Azienda (so che a voi giornalisti le maiuscole non piacciono più di tanto, ma questa per favore me la lasci) non ha mai rischiato di retrocedere perché è un’Azienda di serie A, fatta di persone, prim’ancora che di lavoratori, di serie A”. E ora stop ai festeggiamenti, ché c’è da faticare. E da continuare a primeggiare. Chissà che tra un po’ la squadra di Serie A non possa approdare in Champions League…