Sorgono problemi per la realizzazione di un parcheggio d’interscambio nella proprietà comunale di via Fratelli Bandiera a Oria: l’area è sottoposta a vincolo diretto dal 1992, per la presenza nel sottosuolo di resti di strutture abitative risalenti alle età ellenistica (III-II secolo a.C.) e sveva-angioina (XIII-XIV secolo d.C.), e dunque non può essere soggetta a escavazioni, a differenza di quanto previsto nel progetto esecutivo del Comune.La scoperta è stata fatta nei giorni scorsi dall’ispettore superiore di polizia in pensione e blogger Franco Arpa – da sempre animato da una passione (gratuita) per il territorio e i suoi beni culturali – il quale ha approfondito la questione dopo aver assistito al Consiglio comunale dello scorso 25 gennaio. L’interesse di Arpa è stato solleticato in particolare da un intervento del consigliere comunale di minoranza Cosimo Ferretti.
Dopo quella seduta delle assise, Arpa si è dato da fare, ha studiato un po’ di documenti e poi contattato l’Ufficio di gabinetto del ministro per i Beni e le attività culturali per evidenziare come il Comune, nella richiesta di parere alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi Taranto e Lecce, datata 27 novembre 2018, non avesse tenuto in considerazione l’esistenza di quel vincolo ministeriale (vincolo poi riemerso soltanto nel successivo progetto esecutivo).
Nella relazione tecnica era scritto, tra le altre cose, che “tutte le lavorazioni così descritte non necessitano di interventi di scavo e/o sbancamento nell’area di intervento, ma saranno circoscritte agli strati superficiali del terreno”.
Un’affermazione che, secondo Arpa, è in contrasto con quanto previsto a pagina 2 del computo metrico, dove si prevedono scavi, sbancamento e sterri con mezzi meccanici fino a 2 metri dal piano medio di campagna per 856,25 metri cubi (per una spesa di 2.899,30 euro).
Il vincolo non era poi stato riportato né preso in considerazione neppure dalla Soprintendenza al momento del rilascio del parere, con annesse prescrizioni, successivamente allegato al progetto esecutivo inviato dal Comune alla Regione Puglia: in esso erano indicate “movimentazione di terreno e realizzazione di pavimentazione con strato dello spessore di 32 centimetri fra calcestruzzo drenante e misto granulometricamente stabilizzato”.
Il risultato ottenuto dall’ex poliziotto, oggi blogger e osservatore vigile della cosa pubblica, è stato quello di far drizzare le antenne, per così dire, al Ministero, tanto che le sue giuste osservazioni circa l’esistenza del vincolo sono state inoltrate alla Soprintendenza con l’onere di rivedere il parere già rilasciato e di ritrasmetterlo al Comune per ogni più opportuna determinazione in merito.
Le considerazioni sollevate dall’interessamento di Arpa, a prescindere dal caso specifico, sono di più ampio respiro: le amministrazioni locali e le stesse Soprintendenze, oltre che le associazioni del settore più o meno accreditate, svolgono effettivamente e a dovere in materia di beni culturali i compiti di vigilanza e tutela che sono loro assegnati per legge?
«D’Altro canto – osserva Arpa – Oria ha già patito negli anni passati la distruzione di un’importante necropoli messapica (al posto della quale la Diocesi realizzò un campo di calcetto, Ndr) e gravi danni al castello, con il rinvio a giudizio in quest’ultimo caso di 12 persone tra le quali anche quattro funzionari della Soprintendenza di Lecce».