Nel corso di controlli, i carabinieri dell’Aliquota di primo impiego in forza al Nucleo operano un radiomobile della Compagnia di Brindisi, in collaborazione coi colleghi della Stazione di Tuturano, hanno scoperto in contrada Angelini, tra le campagne di Tuturano, un deposito di auto rubate e probabilmente una base logistica di alcuni reati predatori già messi a punto a segno nel territorio provinciale. Dentro siamo un’alfa Romeo Giulietta con targa elvetica risultata intestata a un cittadino italiano residente a Lecce. Il furto dell’Alfa era stato denunciato lo scorso 10 agosto presso la Stazione Carabinieri di Gallipoli. Quest’auto è stata segnalata in diverse occasioni nei comuni di San Pietro Vernotico, Cellino San Marco e San Donaci, dov’è possibile che gli occupanti siano svaligati diversi appartamenti. Circa un mese fa, l’era era intercettata da una pattuglia dell’Arma di San Donazioni e inseguita lungo la strada provinciale per Guagnano (Lecce), solo che il conducente era riuscito a dileguarsi. Oltre alla Giulietta è stata anche recuperata una Fiat Grande Punto risultata anch’essa rubata tre giorni fa a Monteroni di Lecce. E, ancora, parti meccaniche e di carrozzeria, sicuramente appartenute ad altri veicoli rubati. Il tutto è stato sequestrato e sono in corso accertamenti per cercare di aggiornare gli utenti di quei mezzi e di quel “covo”. Oltre alla Giulietta è stata anche recuperata una Fiat Grande Punto risultata anch’essa rubata tre giorni fa a Monteroni di Lecce. E, ancora, parti meccaniche e di carrozzeria, sicuramente appartenute ad altri veicoli rubati. Il tutto è stato sequestrato e sono in corso accertamenti per cercare di aggiornare gli utenti di quei mezzi e di quel “covo”. Oltre alla Giulietta è stata anche recuperata una Fiat Grande Punto risultata anch’essa rubata tre giorni fa a Monteroni di Lecce. E, ancora, parti meccaniche e di carrozzeria, sicuramente appartenute ad altri veicoli rubati. Il tutto è stato sequestrato e sono in corso accertamenti per cercare di aggiornare gli utenti di quei mezzi e di quel “covo”.