Spararono al rivale affacciato dal balcone, condanne a 10 e 12 anni per due fratelli


Condanne pesanti e pene severe  quelle inflitte in abbreviato dal Tribunale di Brindisi ai due fratelli che, il 24 aprile 2017, tesero un agguato al 50enne Cosimo Canovari – già noto alle forze dell’ordine – proprio da sotto casa sua a Francavilla Fontana: 12 anni per il 45enne P.C, 10 anni di reclusione per il 30enne A.C. I fatti risalgono al 24 aprile 2017: quando l’orologio segnava le 15,20, due uomini si presentarono in via Cotogno, dove risiede Canovari e, dopo aver citofonato e fatto affacciare dal balcone al primo piano, partirono dei colpi di pistola.Sul caso indagarono i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Francavilla Fontana, i quali quasi un anno dopo – nel mese di marzo 2018 – giunsero alla conclusione che gli autori del gesto erano stati proprio i due fratelli per via di un presunto debito contratto ma non onorato da un loro parente con il figlio di Canovari e delle discussioni, anche animate, che ne erano scaturite. Dalle ricostruzioni investigative, con le quali concordò la Procura della Repubblica, emerse subito come quel pomeriggio un’Alfa Romeo 147 – in uso al maggiore dei fratelli – fosse transitata sotto l’appartamento popolare. Una delle due persone a bordo, scese dall’auto e citofonò. Quando Canovari sbucò dalla porta-finestra, ecco i quattro colpi d’arma da fuoco, uno dei quali andò a segno e raggiunse di striscio il bersaglio.

Canovari, ferito, fu trasportato in ospedale a Francavilla Fontana: per lui, comunque, nulla di grave.

Da qui partirono le indagini degli uomini dell’Arma, che analizzarono i filmati delle telecamere di sorveglianza presenti in zona, anche se poi anche Canovari, il figlio e un suo amico finirono indagati per aver distrutto alcuni fotogrammi ritenuti preziosi. Gli investigatori – ai tempi comandanti dal capitano Nicola Maggio, a capo della Compagnia, e dal tenente Roberto Rampino, a capo del Norm – riuscirono comunque ad acquisire altri video, ma oltre a questi, effettuarono anche pedinamenti, appostamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali.

Un’attività investigativa certosina che condusse, appunto, ai due fratelli e sulla scorta della quale il pubblico ministero Simona Rizzo chiese e ottenne dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Biondi un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico della coppia.

In sede d’interrogatorio, gli indagati si avvalsero della facoltà di non rispondere, ma il silenzio fu rotto in udienza dove, sostanzialmente, confessarono il reato ma respinsero l’accusa di tentato omicidio: a loro dire, non spararono per uccidere. I loro legali di fiducia optarono per il rito abbreviato e quest’oggi il giudice dell’udienza preliminare, Stefania De Angelis, ha accolto le richieste del pm, avendo condannato i due fratelli a 12 e 10 anni per tentato omicidio e porto d’arma da fuoco.

In precedenza, nell’ottobre 2012, sempre sotto casa di Canovari – peraltro, già noto alle forze dell’ordine e sorvegliato speciale di pubblica sicurezza – era esploso un ordigno che danneggiò auto e infissi. Nel mese di giugno 2018, inoltre, Canovari è stato nuovamente arrestato, dopo un inseguimento in auto coi carabinieri, per inosservanza degli obblighi cui era stato sottoposto.

 

 

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