Il 23enne Giovanni D’Angela resta in carcere, suo padre 46enne Cosimo torna a casa. Questo, in estrema sintesi, l’esito dell’udienza di convalida degli arresti celebrata questa mattina nel penitenziario di Brindisi dinanzi al Gip Tea Verderosa.
Il figlio ha confermato tutto: di aver sparato, intorno alle 14 di martedì 25 settembre, con il fucile a canne mozze calibro 20 e di aver ferito il 38enne suo vicino di pianerottolo Dario Caniglia in via Calamandrei, quartiere San Lorenzo di Francavilla Fontana, in una delle palazzine ex Iacp (oggi, Arca Nord). Caniglia, intanto, continua a lottare tra la vita e la morte in un letto del reparto di Terapia intensiva dell’ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi dopo essere stato ferito al braccio destro e, soprattutto, alla parte destra del collo. Le sue condizioni sono molto critiche, rischia seriamente il decesso.Giovanni D’Angela, difeso come il padre dall’avvocato Donato Manelli, ha confermato al giudice quanto già detto ai carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana e al pubblico ministero Francesco Carluccio, che l’avevano interrogato nell’immediatezza dei fatti: ha fatto fuoco contro Caniglia – assistito dall’avvocato Michele Fino – in quanto quest’ultimo si sarebbe reso protagonista di numerosi soprusi e minacce nei confronti suoi e del padre. Nella stessa giornata di martedì – sempre a dire del 23enne – Caniglia avrebbe brandito al suo indirizzo una mazza da baseball, effettivamente presente nell’appartamento dello stesso Caniglia.
Dopo l’unico sparo, l’altro giorno, è entrato in scena Cosimo D’Angela, che ha sottratto il fucile al figlio ed è andato a nasconderlo in casa, precisamente in bagno, dietro lo scaldabagno, dove poi – dietro indicazione degli stessi indagati – l’hanno trovato gli investigatori, insieme con 16 cartucce calibro 16 e una calibro 20. Un’arma risultata rubata nel 1979 a un anziano di Ceglie Messapica e che successivamente – stando al racconto fornito dopo l’arresto – sarebbe stato trovato tra le campagne. Il 46enne ha detto al magistrato di non essere stato minimamente a conoscenza dell’esistenza di quel fucile, sennò l’avrebbe fatto sparire per scongiurare il peggio.
Un peggio che però si è poi verificato.
Gli arresti di padre e figlio sono stati comunque entrambi convalidati, ma mentre il 23enne resta recluso nella casa circondariale di Brindisi, nel primo pomeriggio di quest’oggi (venerdì 28 settembre 2018) suo padre è già tornato a casa. Il Gip non ha ritenuto di emettere a suo carico alcuna misura cautelare. Non si sa ancora se a casa, prima o poi, vi tornerà anche Caniglia.