La società gestrice del sito, assistita dall’avvocato Alessandro Leuci, ha impugnato il provvedimento e ha adito il Tribunale amministrativo regionale e ottenuto, per ora, la provvisoria sospensione dell’efficacia dell’ordinanza dirigenziale emesso dal Comune, rappresentato dall’avvocato Fabio Patarnello (l’Arpa Puglia è invece rappresentata dall’avvocato Laura Marasco).
La controversa storia della cava e delle lamentele dei confinanti comincia già circa 20 anni fa. Il “duello” è tra l’impresa e i proprietari delle villette rurali sparse tutt’intorno, riunitisi in un comitato. Durante l’Amministrazione del sindaco Maurizio Bruno, la questione è stata approfondita sotto la spinta dell’ex assessore Alfredo Iaia e di Rifondazione comunista (ex consigliere Emanuele Modugno).
L’iter amministrativo, partito negli anni passati, è sfociato nell’ordinanza emessa, qualche giorno addietro, dal dirigente dell’ufficio Lavori pubblici del Comune, ingegner Rosabianca Morleo. Nel provvedimento è descritto un impianto carente sotto il profilo delle autorizzazioni ambientali (barriere arboree frangivento e recinzioni murarie che non si svilupperebbero lungo l’intero perimetro e capacità schermante inferiore ai valori prescritti), di nastri trasportatori scoperti e di un impianto di betonaggio difforme dal progetto presentato e approvato nel 2006
La Messapia Inerti respinge al mittente ogni contestazione e spera di poter dimostrare le sue tesi dinanzi ai giudici amministrativi. Se ne riparlerà ai primi di settembre, per la gioia – si fa per dire – di residenti e villeggianti estivi in contrada Donna Laura.