Carpisce la fiducia di dieci donne e minaccia di diffondere le loro foto intime: arrestato 33enne

Tra le altre cose, ha conquistato la fiducia di ben dieci donne e, dopo essersi fatto inviare delle loro foto intime, ha minacciato di divulgarle qualora non avessero pagato. I carabinieri della Stazione di San Donaci hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi, a carico del 33enne Santo Calò, di Torre Santa Susanna, accusato di estorsione (sette in totale, tre tentate), truffa (tre casi) e violenza privata, reati commessi nel periodo ottobre 2017-febbraio 2018. Le vittime risiedono in varie regioni italiane: Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Sardegna e Puglia.

Il teatro virtuale dei fatti è stato l’ambiente di internet, dei social network e dei siti commerciali. Il modus operandi, sempre lo stesso: il 33enne si è sempre presentato come “Emanuele”, persona serena, sola e in cerca di una storia sentimentale seria. Sulla scorta di questa “patina” che si è abilmente costruito ha ordito la sua trama.

In una circostanza si è presentato quale single di professione bancario per conquistare la fiducia di una donna, la quale gli ha inviato alcune foto che ritraevano le sue parti intime. Acquisite le foto come anche in tutte le altre circostanze, ha gettato la maschera e palesato le sue reali intenzioni: una richiesta di denaro, facendo leva sulla riservatezza che le “prede” volevano mantenere su quelle storie e sulla paura e il senso di vergogna che avrebbero altrimenti patito nel caso di diffusione delle loro immagini raffiguranti le parti intime.

Le sue minacce erano finalizzate a conseguire somme di denaro di entità variabile tra i 200 e i 300 euro: “Se tieni al tuo pudore e al tuo lavoro puoi evitare di cadere nella vergogna, 200 euro e sparisco altrimenti metto foto e conversazioni su facebook…sarai la zimbella del paese”.

Le minacce alle donne, di età compresa tra i 23 e i 48 anni, sono state sempre quelle di diffondere e pubblicare in Rete le foto anche sui siti di escort. Le somme di denaro provento di estorsione sono confluite su di una carta postepay di una ex fidanzata dell’arrestato (estranea alla vicenda) che ne aveva consentito l’uso, mentre i contatti con le vittime sono avvenuti grazie a due schede telefoniche: una intestata a una congiunta e un’altra attivata da un’amica di famiglia che l’aveva poi ceduta all’arrestato (entrambe le donne sono risultate estranee ai fatti).

Proprio l’esame delle ricariche postepay ha consentito l’individuazione di tutte le vittime delle estorsioni. Tre tentativi di estorsione non si sono concretizzati per le resistenze delle destinatarie, che si sono sottratte al ricatto: una minacciando di denuncia l’estorsore; le altre effettivamente denunciandolo e facendo partire le indagini dei Reparti dell’Arma nelle località di residenza delle denuncianti (cinque regioni d’Italia oltre alla Puglia).

In quest’attività i militari che si sono occupati della vicenda hanno instaurato in fase di ascolto un rapporto fiduciario con le vittime, adottando ogni cautela. Le indagini hanno anche fatto emergere come le stesse utenze telefoniche e la carta postepay fossero state utilizzate per portare a segno il reato di truffa commesso dall’indagato nei riguardi di tre donne.

Infatti, attraverso la pubblicazione di un unico annuncio sul sito www.subito.it, riguardante la vendita di cuccioli di cane di razza “bulldog francese”, ha attirato l’attenzione di tre donne potenziali acquirenti, due liguri e una sarda alle quali ha inviato tramite whatsapp alcune foto degli animali per rendere l’offerta credibile, facendosi quindi accreditare in più frazioni quale acconto per le prenotazioni somme oscillanti dai 100 ai 200 euro.

Dopo aver incassato il denaro non si è presentato all’appuntamento per la consegna dei cuccioli e, più volte contattato dalle donne, non ha più risposto al telefono. In ultimo all’arrestato è stato anche contestato il reato di violenza privata, perché dopo aver instaurato una conoscenza con una donna della provincia di Brindisi, con relativo scambio di messaggi in chat sul social network “Badoo”, sempre con il falso nome di Emanuele e simulando interesse sentimentale, si era fatto inviare alcune foto intime della stessa per poi chiederle di uscire con la minaccia di diffusione delle immagini se non avesse accettato, in modo da costringerla in tre distinte circostanze ad avere tre incontri personali.

L’arrestato, al termine delle formalità di rito, è stato condotto nella casa circondariale di Brindisi.

 

 

 

 

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