Quei muri divisori nello storico Palazzo Ducale, sede del Comune di Erchie, non andavano realizzati o, perlomeno, dovevano prima essere autorizzati dalla Soprintendenza. Lo scorso 1 marzo, il sindaco di Erchie, Giuseppe Margheriti, è stato condannato a quattro mesi di arresto e al pagamento di un’ammenda pari 20mila euro per il reato di abusivismo edilizi in un immobile assoggettato a vincolo. Condanna a un anno e due mesi di reclusione, per il solo reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, l’architetto Carmelo Ciccarese, capo dell’Ufficio tecnico comunale di Erchie. È stata invece assolta Lucia Fanuli, responsabile del Settore Politiche sociali e demografiche dello stesso Comune.
I fatti finiti a processo – a seguito di un dettagliato esposto del consigliere comunale Giuseppe Polito – si collocano nel periodo tra il 2012 e il 2014, quando con quattro distinte determine fu, appunto, autorizzata e affidata la realizzazione di alcune pareti in cartongesso per creare nuovi uffici all’interno del Palazzo Ducale. Il monumento-simbolo di Erchie è però sottoposto a vincolo monumentale – con decreto del Ministero per i Beni culturali e ambientali – sin dal 1991 e, dunque, ogni sua modifica dev’essere preventivamente valutata e, nel caso, concessa dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Taranto.
Nei primi mesi del 2016, dopo le indagini delegate alla guardia di finanza di Francavilla Fontana e la richiesta della Procura, il Gup Paola Liaci rinviò a giudizio Margheriti, Ciccarese e Fanuli.
Una prima tranche di quei lavori – quella attribuita a Fanuli, difesa dall’avvocato Francesco Mancini – si collocava tra febbraio e marzo 2012 e sarebbe dunque stata suscettibile di prescrizione, se l’imputata – consigliata dal suo legale – non avesse scelto di rinunciarvi. Una decisione coraggiosa poi rivelatasi vincente, giacché il giudice monocratico del Tribunale di Brindisi, Simone Orazio, ha optato per l’assoluzione con formula piena “perché il fatto non sussiste”.
La seconda tranche di lavori risaliva, invece, al 2014 (tra luglio e novembre) e riguardava il primo cittadino (Margheriti) e il responsabile dell’Utc (Ciccarese). Quest’ultimo – difeso dall’avvocato Nicola Massari – è stato assolto dal reato di abusivismo, ma condannato a un anno e due mesi per falso ideologico: nel corso delle indagini, infatti, è emerso che in una delle determine contestate (la numero 245 del 23 luglio 2014), con la quale era impegnata la somma di 3.111 euro quale corrispettivo da liquidare alla ditta esecutrice, Ciccarese attestava (falsamente) che i lavori non erano ancora stati realizzati, mentre gli stessi erano stati ultimati il 7 e l’8 giugno precedenti.
Condanna piena (anche al pagamento delle spese processuali), infine, per Margheriti – difeso dall’avvocato Ada Masi – il quale fu “determinatore della altrui condotta di reato – secondo il pm Antonio Costantini, iniziale titolare del fascicolo, sostituito a processo dal vice procuratore onorario Nino Alessandro Bixio – conferendo anche verbalmente l’incarico di ralizzare i lavori a G.L. (soggetto in evidente buona fede avendo ricevuto un incarico da parte dei vertici politici ed amministrativi del Comune), titolare di ditta individuale”.
Sia per Margheriti che per Ciccarese la pena è stata sospesa e al secondo è stata accordata anche la non menzione della sentenza di condanna. La motivazione sarà depositata entro i prossimi 90 giorni.