Stamattina (mercoledì 7 febbraio) tra Fasano, Brindisi, Oria e Catania i carabinieri del Comando provinciale brindisino, in collaborazione coi colleghi del capoluogo etneo, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal Gip del Tribunale di Brindisi Stefania De Angelsi, su richiesta del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori (poi trasferitasi a Lecce) e concordante con le risultanze investigative prodotte dalle Compagnie dell’Arma di Brindisi (coordinata dal tenente Marco Colì) e Fasano (coordinata dal tenente Daniele Boaglio) – a carico di 15 persone indagate, a vario titolo, per detenzione e cessione in concorso di sostanze stupefacenti, ricettazione, tentata estorsione, rapina, detenzione e porto illeciti di armi da fuoco. L’operazione “Thunder” (in lingua inglese, tuono) è scattata alle prime luci dell’alba.
Le indagini – partite a febbraio e conclusesi ad agosto 2017 – hanno consentito di disarticolare due distinti gruppi criminali dediti al traffico internazionale di droga dalla provenienza Albanese. Quattro persone sono state arrestate in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio; sono stati sequestrati complessivamente 800 chili di marijuana con contestuale documentazione delle modalità di trasporto a bordo di natanti – per i viaggi dall’Albania alle coste pugliesi – e anche su tir (per gli spostamenti via terra in Italia); è stato ricostruito un tentativo di estorsione a mano armata per una partita di droga non pagata; sono stati individuati i nascondigli e i luoghi in cui gli stupefacenti erano stoccati.
Gli arrestati rispondono ai nomi di: Paolo Chiarella, 53 anni, Carlo Cofano, 37, fratelli Italo e Giuseppe Loré, rispettivamente 43 e 47 anni, i cugini Roberto e Antonio Ferlito, entrambi di Catania, di 42 e 43 anni, Armando Corsa, 45, Francesco D’Urso, 38, Giovanni Rizzato, 50, Antonio Signorile, 48, Pietro Vergaro, 28, Walter Margherito, 39, Onofrio Margaritondo 41 e Roberto Nigro, 51.
Stando alle ricostruzioni degli investigatori, i due sodalizi – con a capo l’uno Rizzato, l’altro Margherito – si muovevano parallelamente nel commercio della marijuana all’ingrosso e avevano contatti con i cugini catanesi Ferlito: questi rifornivano Brindisi di hascisc ricevendo in cambio marijuana. L’inchiesta partì da un normale controllo a casa di una persona sottoposta a misura di sicurezza e trovata in compagnia di altra gente già nota per reati in materia di stupefacenti.
Nel corso delle investigazioni è emersa anche una sparatoria in una zona di campagna in agro di Brindisi: sempre stando alle ricostruzioni, il 27 aprile 2017, Margherito avrebbe fatto fuoco contro l’auto di una persona che non aveva pagato il suo debito per l’acquisto di una partita di droga. Margherito fu arrestato dalla Squadra mobile della polizia di Stato.
Nel mese di marzo 2017, ci fu un errore nello sbarco e 350 grammi di marijuana furono recuperati dai carabinieri a Savelletri: la sostanza giunse a Brindisi ma era destinata a Bisceglie. I corrieri, insomma, sbagliarono la consegna e il carico imballato fu sequestrato all’interno di un furgone (in uso a D’Urso ma condotto da due scafisti albanesi) e ci furono gli arresti in flagranza di Margaritondo e Cofano (mentre un terzo indagato è tuttora irreperibile). I due trasportatori via mare – sempre stando alle ricostruzioni degli investigatori – si rivolsero a Margaritondo per chiedergli supporto logistico e questi radunò subito quattro persone e si procurò due furgoni per tamponare l’emergenza. Solo che sul posto trovarono i militari dell’Arma della Compagnia di Fasano.