di Eliseo Zanzarelli
Il confine tra prevenzione e repressione è, certe volte, talmente labile da ingenerare quanto meno qualche dubbio. Se tra i due nobili intenti – prevenire e reprimere – si pone quello di fare cassa, l’interrogativo si fa più costante e complesso.
L’autovelox all’ultima moda – di quelli quasi infallibili – di cui due anni fa si è dotato il Comune di Oria è stato – dati alla mano – tra quelli più contestati: pochi, negli ultimi tempi, gli automobilisti a non aver presentato ricorso. Gli avvocati (e i loro clienti) hanno potuto invocare il Giudice di pace per diverse questioni: soprattutto, insufficiente segnalazione e incompetenza territoriale. Sì, perché, spesso e volentieri, stando almeno alle pronunce dei magistrati onorari, gli operatori della Municipale non avrebbero annunciato a dovere la loro presenza (o si sarebbero addirittura nascosti) e avrebbero occupato aree non di loro competenza per “pizzicare” i conducenti più discoli.
Ciò è stato stabilito, per casi e in sentenze sempre più numerosi, andatisi accumulando nel tempo. Le ultime risalgono a pochi giorni fa, quando l’avvocato Antonio Sartorio ha ottenuto l’annullamento da parte del Giudice di pace di Brindisi (avvocato Nicoletta Erroi) di una pesante sanzione amministrativa, con annessa decurtazione dei punti patente, inflitta a un suo cliente – un professionista di Latiano – dopo aver semplicemente chiesto al Comune di Oria se, per caso, il chilometro nel quale quel giorno era posizionato l’autovelox oritano fosse o non fosse di competenza della polizia locale oritana. Interpellato sull’argomento, l’Ufficio tecnico di Oria – non quello di Canicattì – ha risposto candidamente che no, il chilometro 68,200 della statale 7 Taranto-Brindisi non ha mai fatto parte del tratto di superstrada di competenza del Comune e della polizia locale di Oria (ma, implicitamente, di quelli di Francavilla Fontana).
Sul verbale di contravvenzione al Codice della strada, però, era indicato proprio quel chilometro, né un metro più avanti né uno più indietro.
Il Giudice di pace, sulla scorta dell’ammissione dell’Utc oritano non ha potuto, allora, che accogliere in quattr’e quattr’otto le legittime rimostranze di Sartorio e del suo assistito. Un caso isolato, si potrebbe pensare. Niente affatto, dicono i dati.
Un altro legale – in realtà, il primo a sollevare la questione – ossia l’avvocato Euprepio Curto, infatti, nei mesi passati aveva a sua volta ottenuto l’annullamento (tra gli altri, da parte dell’avvocato Francesca Vilei) di una decina di verbali e persino la condanna alle spese legali (poca roba, per carità) da parte dell’ente, proprio come successo per Sartorio.
Come a dire che no, quello strumento di rilevazione in quel punto non ci sarebbe proprio potuto né dovuto stare e che, al netto di legittime prevenzione e repressione, se interpretate a dovere, quelle “multe” altro non hanno rappresentato se non un’evitabile e iniqua vessazione ai danni dei cittadini in transito.
D’altra parte, quel rettilineo lungo la superstrada fortunatamente non figura – lo dicono l’esperienza e le stesse statistiche – tra quelli più pericolosi per la viabilità locale e provinciale. Resterebbe da capire quanta parte dell’ammontare complessivo di quei verbali di contravvenzione sia effettivamente finita nelle casse del Comune, quanti siano stati gli automobilisti ad aver nel frattempo pagato (ingiustamente?) e in che misura le somme preventivate e/o riscosse abbiano inciso o incideranno sul bilancio comunale e su quello dell’organo accertatore.
Sembra, infatti, che il Comune di Oria (al pari di numerosi altri in Italia) disponga di un meccanismo premiale che, per il caso della Municipale, tenga conto della quantità d’infrazioni rilevate, con e senza autovelox, in base ad alcune stime fissate a monte.
Un meccanismo messo a punto anni addietro e poi cristallizzato in una polizza assicurativa (integrativa e collettiva) che, a suo tempo, avrebbe garantito un incentivo del 12 per cento agli operatori del Corpo, incentivo che, grazie a una delibera di Giunta risalente del marzo scorso, sarebbe lievitato di sei punti percentuali, ossia del 50 per cento rispetto a prima: 18 per cento sulle previsioni d’incasso, e non sugli incassi effettivi. Quasi, insomma, a rappresentare uno stimolo e un invito: più verbali, più soldi per il Comune e per la polizia locale.
Va da sé che, di fronte a queste evidenze o perlomeno a tutte queste sentenze, il dubbio di cui sopra resta: prevenzione, repressione o semplice far cassa?