La festa è durata meno di 24 ore. Per Mimino Ferretti e Glauco Caniglia il passo dalla celebrazione dell’ex Ospedale Martini a quella “funebre” del Consiglio Comunale, è stato breve, molto breve.
Quello che doveva essere il trionfo dell’Amministrazione Ferretti si è trasformato, di fatto, in una sorta di Caporetto. Meno di 24 ore per avere la conferma che tre consiglieri e mezzo di maggioranza (il “mezzo” era entrato in maggioranza in corso d’opera) si sarebbero sottratti alla festa e, anzi, al sindaco la festa gliel’avrebbero fatta.
Non ci sono stati sconti, appoggi esterni o stampelle, come spesso e di continuo avviene nei paesi limitrofi (tipo Francavilla Fontana, dove i consiglieri Giuseppe Cavallo e Carmela Lopalco sono stati prontamente sostituiti, seppure coi dovuti paletti, da Euprepio Curto e Domenico Attanasi).
Qualcuno, sbagliando, aveva pensato che l’ex sindaco Cosimo Pomarico, per fare un dispetto al consigliere Toni Fullone, si sarebbe forse prestato per fornire un po’ di ossigeno al moribondo Ferretti, ma quel qualcuno si era sbagliato.
Ieri sera, il Consiglio comunale di Oria si è trasformato in un set di Sergio Leone, un regolamento di conti bell’e buono, con tanti bravi pistoleri. Il Clint Eastwood della situazione è stato proprio Pomarico: un concentrato di politica locale, una lucida testimonianza storica, un’esposizione senza eguali, i suoi, che un po’ l’hanno riscattato dalla non felice esperienza da primo cittadino. Un’analisi precisa e pungente, con punte di autocritica velate di saggezza. Ne ha avuto per tutti, Pomarico. Con calma, ha preso la mira e ha sparato. Ha sparato a tutti, anche alle “zanzare che ammorbano la politica locale”, e li ha ammazzati tutti. Pomarico è uscito dalla seduta di ieri senza neanche un sassolino tra le scarpe a infastidirgli la passeggiata.
Dalla stessa seduta è uscito male Ferretti, politicamente cadavere. Sparato da tutti nonostante in apertura avesse invocato pietà per sé e per il suo bilancio, della serie: «Per favore approvatemelo e vi giuro che domani mi dimetterò». Una pietà che, però, non gli è stata accordata. Boom!
Come in un film di Sergio Leone che si rispetti, alla fine c’è stato anche il “becchino”. I suoi panni, quelli del becchino, li ha indossati figuratamente proprio Caniglia, che nel recuperare i morti, forse non si è reso conto di essere a sua volta rimasto tra le vittime.
Spesso, infatti, negli ultimi 27 mesi, il buon Glauchetto non è stato solo il presidente del Consiglio. Spesso, dimentico dell’ideale suo ruolo super partes, ha voluto fare il sindaco. Caniglia, per preparazione e conoscenze, è stato probabilmente il migliore tra gli ultimi presidenti del Consiglio comunale di Oria, ma allo stesso tempo è stato anche il peggior sindaco-ombra poiché da sindaco-ombra ha contributo a realizzare il nulla. Quasi due anni e mezzo per non realizzare alcunché del programma con il quale, pregni di sinceri buoni propositi, egli, Ferretti e gli altri si erano presentati agli elettori per chiedere loro (e ottenere) il voto. Ma quello slancio si è tramutato in un fallimento politico, che interessa anche – secondo alcuni, soprattutto – lo stesso Caniglia. Il suo duello all’ultima “revolverata” con il consigliere Fullone ha prodotto l’effetto collaterale di lasciare riverso sul terreno proprio Ferretti.
E, dunque, ecco che le ultime parole prima del “rompete le righe” sono spettate proprio a lui: «Il bilancio è bocciato, la seduta è chiusa». In precedenza, nel suo intervento da consigliere e non da presidente, aveva dichiarato aperta la campagna elettorale e ne aveva dettato le regole: «Mettiamo da parte il rancore». Dal pubblico – formato soprattutto da addetti ai lavori – qualcuno ha rumoreggiato e riflettuto: sante parole, un po’ strane se pronunciate da chi, più di ogni altro, ha voluto il trasferimento della biblioteca comunale nei locali prima occupati dall’Oratorio Sing…
Domani è un altro giorno. Morto un sindaco, se ne fa un altro. A Oria si usa così. I prossimi otto si preannunciano mesi molto, molto intensi.