Il sindaco Maurizio Bruno e la sua maggioranza si sono salvati di nuovo. La mozione di sfiducia presentata dalle forze politiche di opposizione non è passata, non avendo raggiunto quota 13 voti favorevoli. La bocciatura è giunta non solo dal Partito democratico e da Noi ci siamo, i partiti ufficialmente in maggioranza, ma anche da Progetto per l’Italia (Ppi) dei consiglieri Domenico Attanasi ed Euprepio Curto, che hanno, di fatto, confermato (e motivato) la già nota linea dell’apertura di credito condizionata e a tempo determinato in favore dell’attuale Amministrazione. Il tentativo, a dire il vero, sarebbe naufragato anche qualora Attanasi e Curto avessero optato per il “sì” in quanto era assente, per motivi di lavoro, uno degli 11 firmatari dell’atto stesso, cioè il consigliere Dario Mancino (Noi Centro). Un’assenza giustificata che, come spiegato dal suo collega Angelo di Noi, era già stata comunicata il 7 agosto in fase di programmazione della seduta straordinaria andata in scena oggi.
Come ampiamente preventivato, dopo l’introduzione dell’iniziativa da parte della vice capogruppo di Forza Italia Sara Milone, gli interventi sono stati numerosi e hanno avuto per protagonisti pressoché tutti i rappresentanti della minoranza e più di qualcuno della controparte. Non sono mancate critiche, anche asperrime, e strenue difese nei confronti di Bruno e dei suoi, con continui riferimenti a un programma elettorale, quello presentato agli elettori nel 2014, in larghissima parte rimasto lettera morta secondo gli oppositori, in buona parte realizzato secondo i sostenitori. Dal canto loro, il primo cittadino e il capogruppo del Pd Marcello Cafueri hanno elogiato ciò che finora è stato fatto e garantito che nei prossimi due anni – la scadenza naturale del mandato è nella primavera 2019 – ancora si farà.
Significativo e duro, tra gli altri, l’intervento di Carmela Lopalco (ex Pd, ora Alternativa popolare) che ha puntato il dito contro la scarsa concretezza dell’Amministrazione, a suo dire maggiormente impegnata sui social che tra la gente anche quando si tratta, sempre a suo dire, di strumentalizzare a fini meramente elettorali gli interventi nel Sociale. Ha definito Bruno un maestro di camaleontismo politico-amministrativo, dopo aver ricordato come non fosse vero quel “noi siamo diversi” sbandierato dalla coalizione della quale ella stessa faceva parte prima delle elezioni di tre anni fa. «Un’Amministrazione da elettroencefalogramma piatto, che ha prodotto un vuoto culturale e un disfacimento dell’economia locale», ha concluso.
Ma importanti sono state anche le posizioni espresse da Maria Passaro (Sinistra italiana) ed Emanuele Modugno (Rifondazione) i quali hanno ricordato il tradimento ordito, sul finire del 2015, da Bruno nei loro confronti per concludere un accordo sottobanco con l’allora Nuovo centrodestra e la mancata attuazione dei patti siglati col Pd all’alba delle amministrative 2014, soprattutto in tema di urbanistica (Pug, campo da golf), trasporti pubblici (Stp), ambiente (Tari, rifiuti e incentivi per le famiglie) e legalità (Carta di Pisa per gli amministratori pubblici).
Attanasi avrebbe voluto intervenire per ultimo. La legge concede questa facoltà agli “imputati”, ha egli stesso premesso. Tuttavia, alla fine, è intervenuto a metà, dopo Gianni Capuano (La Puglia prima di tutto), che si era concentrato sul futuro del centrodestra e aveva tirato in ballo proprio Progetto per l’Italia, da cui si è detto deluso per via dell’apertura di credito concessa a Bruno. Così, il capogruppo di Ppi ha confermato il parere negativo sull’operato dell’Amministrazione sino a questo punto e su alcuni punti programmatici (su tutti, campo da golf e cimitero). Nello spiegare che non avrebbe votato a favore della mozione, ha evidenziato come questa sua scelta dipendesse dal modo in cui è nata – come una provocazione da parte di Forza Italia – e dalla necessità di concentrarsi anche su questioni etiche, oltre che politiche, rispetto ad alcuni scenari delineatisi (il riferimento è all’ultima rottura burrascosa in seno all’ormai ex maggioranza).
«Le operazioni politiche che ci sono state nelle ultime settimane – ha detto – credo debbano rimanere ai margini della politica, è necessario arginare alcuni fenomeni preoccupanti». In risposta a Capuano, ha dichiarato Attanasi: «I rapporti politici si costruiscono e si fondano sulla lealtà di tutti i giorni, non in prossimità delle elezioni o per mandare a casa Tizio o Caio». Inoltre, dopo aver premesso che non gli interessano le sorti di Bruno, ha chiarito: «Se domani questo sindaco a casa, io non so chi ci sarà». Infine, sulle condizioni poste per questa sorta di appoggio esterno, ha concluso: «Se gli obiettivi saranno raggiunti o meno, lo vedremo e avremo elementi di valutazione in più su quest’Amministrazione, oggi come oggi non cambia nulla se Bruno va a casa domani o fra tre mesi. Da parte di Progetto per l’Italia non ci sono stati e non ci saranno accordi sottobanco e inciuci, ma ci sono gli argomenti, la politica e l’interesse di Francavilla. Il tempo ci potrà dare ragione».
Da Cafueri l’elenco delle cose fatte in questo triennio “nonostante intemperie e inciampi” (strade, museo, completamento del San Lorenzo, palasport che era fermo da cinque anni, messa in sicurezza delle scuole dopo 40 anni, finanziamento dello stadio mediante Suap per una maggiore legalità, archivio comunale, biblioteca) e annunciato che per il futuro il Pd guarderà sempre a sinistra (non quella vecchia e personalistica) e al centro moderato che riconoscerà il lavoro compiuto dall’Amministrazione Bruno.
Curto (Ppi) ha, dopo Attanasi, spiegato la posizione di Ppi, la cui scelta di dare credito e sostegno a Bruno sarebbe dettata dall’esigenza di bonificare le istituzioni da alcune situazioni a suo dire inaccettabili. Suo un riferimento espresso a quanto accaduto, durante una pausa del Consiglio comunale dello scorso 26 giugno, tra l’allora assessore Resta e il capogruppo di Alternativa popolare Giuseppe Cavallo (Ap) che ha poi, di fatto, determinato la fuoriuscita di Ap dalla maggioranza e il ruolo di “stampella” del Ppi. Per Curto non si poteva dare centralità politica a Cavallo: se dopo quei fatti – ha detto chiaramente – Bruno fosse stato mandato a casa, Cavallo sarebbe diventato il vero vincitore, colui che avrebbe cioè contribuito all’elezione e alla fine di Bruno dopo aver utilizzato “ogni metodo”. Curto ha poi sottolineato come il suo giudizio più che negativo nei riguardi del sindaco Bruno non sia, nel frattempo, affatto mutato: «La mia opinione su Maurizio resta completamente negativa e anche stasera non mi è piaciuto per come si è posto nei confronti del Consiglio». Ha, infine, ribadito: «Ppi non entra e non entrerà in maggioranza, non ci si può assumere questa responsabilità e questa irresponsabilità; sul Pug ho forti riserve, a differenza del mio capogruppo e, se restasse così, io voterò contro; non cambio opinione sul campo da golf e sul tempio crematorio e, anzi, sono pronto ad apporre la mia firma perché i carteggi siano inviati all’Anac».
Negli ultimi a intervenire, prima delle dichiarazioni di voto, il capogruppo Cavallo (Ap), che ha ripercorso l’origine e le ragioni della sua entrata e dalla sua fuoriuscita dalla maggioranza: «Io ero contrario a entrare in maggioranza – ha dichiarato – e nessuno mi può smentire, poi sono stato costretto a entrarci per seguire la linea del mio partito. Quella è stata una decisione del mio ex segretario e del mio ex capogruppo. Io entrai in questa maggioranza da umile consigliere e da umile consigliere ne sono uscito, non ho mai avuto incarichi a differenza di altri, ma sono fatti loro. Sono stato eletto coi miei voti e non ho chiesto nulla a nessuno, nel frattempo ho anche lasciato le deleghe provinciali. Perché sono uscito dalla maggioranza? Perché da tempo non ne condividevo la linea politica, mi ero stancato e ho deciso di farla finita a testa alta come ci ero entrato. Oggi però non posso permettere a nessuno di dire che io avevo degli interessi». Infine, si è rivolto al sindaco Bruno e, rinnovatagli la stima sul piano personale, l’ha definito un fallimento politico: «Ti faccio un grosso in bocca al lupo affinché torni a casa al più presto, così finalmente Francavilla potrà tornare a respirare. L’orchestra è sempre la stessa, ma è il maestro a essere cambiato…».
Per la cronaca, il “match” è terminato con 12 voti contrari e 11 favorevoli (assenti Mimma Forleo per la maggioranza e, come detto, Mancino per la minoranza). L’Avventura di Bruno & Co. può dunque proseguire. Il gruppo Whatsapp di recente cambiato in “Maggioranza 2017-2019” (dopo Maggioranza 2014, Maggioranza 2015, Maggioranza 2016), cui ha fatto simpaticamente riferimento Capuano, ha portato bene.
Eliseo Zanzarelli
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