Il 26 agosto 2017 i Palombari del Gruppo operativo subacquei del Comando subacquei e incursori della Marina militare, distaccati presso il Nucleo S.D.A.I. di Taranto (Sminamento difesa antimezzi insidiosi), hanno condotto una delicata operazione subacquea nelle acque antistanti Campomarino di Maruggio (Taranto) per neutralizzare un pericoloso ordigno esplosivo.
A seguito di una segnalazione da parte di un bagnante della presenza di una probabile bomba in mare, la Capitaneria di Porto di Taranto ha interdetto la navigazione nel tratto di mare interessato alla bonifica e ha informato la Prefettura di Taranto, che ha richiesto l’intervento d’urgenza al Gruppo operativo subacquei (GOS) della Marina.
I “Palombari” si sono immersi per ricercare ed effettuare il riconoscimento dell’oggetto segnalato che, trovato a 6 metri di profondità e a 20 metri dalla costa, è stato identificato come una bomba d’aereo da 100 libbre risalente alla Seconda guerra mondiale.
L’ordigno è stato quindi rimorchiato, tenuto a distanza di sicurezza, fino a giungere in un’area individuata dall’Autorità Marittima, dove sono state condotte le operazioni subacquee che ne hanno permesso il brillamento.
Questo intervento rappresenta una delle tante attività che i reparti subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità in moltissimi porti e coste italiane, svolgendo operazioni ad alto rischio per ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione.
Lo scorso anno i Palombari della Marina hanno distrutto un totale di 12.400 ordigni esplosivi residuati bellici, mentre da gennaio 2017 ne hanno già neutralizzati 10.946 dai mari, fiumi e laghi italiani.
Agli appassionati del mare, che con l’estate incrementano la loro attività subacquea ricreativa, si consiglia di non toccare assolutamente gli oggetti eventualmente rinvenuti che possano essere ritenuti pericolosi, la cui forma possa ricordare o meno un ordigno esplosivo o parti di esso.
Quello che invece è doveroso fare, per l’incolumità di tutti, è di identificarne il sito di ritrovamento, fotografare l’ipotetico ordigno (qualora si abbia con se una macchina fotografica subacquea) e denunciarne immediatamente il rinvenimento alla locale Capitaneria di porto o stazione dei Carabinieri, che richiederà l’intervento dei Palombari del Gruppo operativo subacquei di COMSUBIN al fine di ristabilire la fruibilità in piena sicurezza di quel tratto di mare.