Stop ai prelievi esterni, lo dice la Asl. E allora, due infermieri della provincia di Brindisi, diffidano la stessa azienda, chiedendo l’annullamento del provvedimento disposto dal direttore generale Giuseppe Pasqualone.
Nella diffida, datata 16 agosto e sottoscritta dai diretti interessati oltre che dal loro legale di fiducia, gli interessati ricostruiscono la vicenda. Nelle premesse, il consolidato modus operandi seguito negli anni. Ossia, quello di recarsi presso le abitazioni dei pazienti per l’assistenza domiciliare e, quindi, effettuare i contestati prelievi. In diversi casi, per altro, si tratta di persone impossibilitate, proprio a causa delle patologie da cui sono affette, a recarsi personalmente presso gli ambulatori e i presidi preposti.
Poi, ecco arrivare la disposizione di non accettare più i suddetti prelievi. “In contrasto – si legge nella diffida – con la normativa di riferimento”. Di più. Secondo i due infermieri, esterni all’ospedale e titolari di partita Iva, la decisione della direzione generale della Asl espone “a seri e concreti pericoli la salute dei pazienti affetti da gravi patologie”. Tra queste, si fa riferimento ad handicap, cardiopatie, sottoposizione a chemioterapie. Cioè, le motivazioni che impedivano ai pazienti di effettuare i prelievi recandosi nelle strutture sanitarie.
I due infermieri chiedono, quindi, l’annullamento del provvedimento entro e non oltre i canonici 15 giorni, ma anche l’adozione di un regolamento ad hoc che disciplini definitivamente la materia.
La palla, ora, passa alla Asl.