Il settore della telefonia o, meglio, del traffico telefonico – si sa – può rivelarsi particolarmente ostico per i consumatori. Non sempre, insomma, ci si trova davanti a patti chiari e amicizia lunga, anzi. Il caso del francavillese G.C. è in questo senso emblematico ed è sfociato, per il momento, in una denuncia per truffa presso la stazione carabinieri di Francavilla Fontana: in pratica – sostiene – gli è stato fatto sottoscrivere un contratto che diverso da quello richiesto e concordato, senza che per giunta gli fosse stato consegnato lo smartphone collegato con l’offerta.
Ma cosa è successo (stando sempre al racconto e alla denuncia del diretto interessato)?
Nel mese di giugno, G. riceve e un sms dal suo operatore con l’invito a cogliere al volo una promozione a lui riservata. Sembra conveniente – due Giga in più di traffico dati, oltre a quelli del suo piano tariffario, al costo di un solo euro al mese con addebito automatico su conto corrente – così, il 13 giugno, G. decide di informarsi meglio in un noto negozio del colosso telefonico.
La commessa gli spiega per bene i termini dell’accordo, G. li accetta e firma tutti i fogli che, man mano, gli vengono sottoposti. In un secondo momento, la dipendente dell’esercizio gli chiede se sia interessato all’acquisto di uno smartphone a un prezzo molto scontato (59,90 euro). G. ringrazia e declina l’offerta perché un telefonino ce l’ha già. Si prende lo scontrino, saluta e se ne va. In un secondo momento si accorge che sul documento fiscale è indicato una cifra di 468 euro con subtotale azzerato. Non ci fa caso e, infatti, per un po’ tutto fila liscio: effettivamente, ogni mese sul suo conto postale compare un addebito pari a un euro.
Un po’ di tempo più tardi – sempre dopo aver ricevuto un’offerta via sms – G. si reca in un altro centro dello stesso operatore per informarsi sulla possibilità di installare a casa sua la fibra ottica. Quando fornisce alla commessa le sue le generalità, sul terminale compaiono tutti i suoi contratti in essere. E solo in quel momento scopre di aver “acquistato” un telefonino a rate in data 13 giugno. Un telefonino che però, fino ad allora, non ha mai avuto…
Allora ritorna nel primo negozio e chiede lumi alla stessa persona con la quale aveva sottoscritto la promozione dei Giga in più. In particolare, le chiede di dargli il “suo” telefonino, ma quella nicchia e non riesce a fornire spiegazioni plausibili. G. è preoccupato in quanto l’IMEI di quell’apparecchio è intestato proprio a lui e si chiede chi, a suo nome, lo stia utilizzando. Dall’altra parte, nessuna risposta credibile, soltanto l’invito a non sindacare l’operato di chi è del settore. G., ovviamente, non la prende bene e rivendica i suoi diritti. Due le sue richieste: tirare fuori il telefono; stracciare il contratto senza necessità di corrispondere penali. Dopo un bel po’ di discussioni, ecco che qualcosa si smuove. La commessa, per chiudere la questione, gli propone l’annullamento del contratto e una ricarica (gratuita) del credito per un importo pari a 60 euro.
G. non accetta in quanto ancora non sa che fine abbia fatto lo smartphone a lui intestato e se per caso sia finito in eventuali mani sbagliate di chi possa usarlo e abusarne a suo nome, con tutte le eventuali conseguenze del caso. Gira i tacchi e se ne va. Sporge querela presso i carabinieri e si riserva di fare altrettanto presso la guardia di finanza.
Il consiglio, in casi come questo, può essere soltanto uno: prestate la massima attenzione e non fatevi incantare da rassicurazioni commerciali chiaramente interessate.