Un gioiellino incastonato nel cuore del borgo antico. Così può essere definito il Museo archeologico di Oria e dei Messapi, fresco d’inaugurazione nei locali del signorile Palazzo Martini, in piazza Domenico Albanese, che a suo tempo – anno Domini 1933 – fu permutato col castello.
La modernità nella presentazione e un glorioso passato trimillenario si fondono in questa sorta di scrigno che custodisce fedeli riproduzioni, suggestive ricostruzioni e, soprattutto, numerosi originali dal valore inestimabile. Come, tanto per fare qualche esempio, il pettine raffigurante una scena della guerra di Troia (Achille che trascina il cadavere di Ettore fuori dalle mura), il maestoso cratere ritrovato durante gli scavi in via Erodoto, l’idria con una magnifica rappresentazione di Ulisse e della maga Circe.
Sono davvero tante le chicche ammirabili da tutti – per ora, gratuitamente – nel nuovo fiore all’occhiello archeo-turistico oritano, il quale tramanda testimonianze – quella messapica in primis, ma anche posteriori, fino all’Alto Medioevo – che affondano le proprie radici nel tempo che fu.
Negli ambienti totalmente rinnovati, indiscutibilmente accoglienti, semplici e raffinati, sono un plastico con la riproposizione dell’insediamento messapico autoctono e schermi piatti con immagini video che rimandano all’ormai famosa dodecapoli – culla stessa della cultura e dell’egemonia di quella civiltà – a dare il benvenuto ai visitatori, trascinati sin da subito in un passato a queste latitudini mai forse così presente, vivo, affascinante, benvoluto.
Pronti via, ed ecco che ci si ritrova davanti vasi, anfore, trozzelle, monete spille, gioielli, utensili, restituiti ai posteri dopo essere stati per secoli – talora millenni – inghiottiti e conservati dalla madre terra e riportati alla luce spesso quasi per caso.
Un microcosmo tutto da godere, perfettamente integrato nel centro storico, a un tiro di schioppo dall’antico maniero (ancora chiuso), dai “tesori” della chiesa madre, dal quartiere ebraico, dagli scavi di piazza Lorch e da Parco Montalbano.
Un assortito bouquet di richiami turistici sui quali l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Cosimo Ferretti e con in testa l’assessore alla Cultura Egidio Conte, intende puntare in maniera decisa e da cui comincia ad affiorare qualche risultato: ieri, per il 25 Aprile, nel solo museo – diretto dal professore Giuseppe Malva – sono stati registrati circa 400 ingressi, con i visitatori che hanno fruito del servizio gratuito di guida turistica nell’ambito del progetto dell’aggregazione territoriale/Sac “L’Appia dei Messapi: dalle Murge al Salento”.
Dopo l’inaugurazione di venerdì scorso (21 aprile) restano comunque da sciogliere i nodi dei giorni e degli orari di apertura (al momento ogni mattino dal lunedì al sabato) e, successivamente, della gestione, al fine di garantirne al pubblico quella massima fruibilità che un sito del genere merita.
La strada imboccata sembra quella giusta e doverosa per una città come Oria che – è risaputo – ha tanto da offrire, ma che troppe volte, finora, non ha saputo concedersi appieno all’ammirazione dei cercatori di bellezza.
Eliseo Zanzarelli