Non è una squadra di santi, ma oggi ci ha pensato un Abate, per ben tre volte, a onorare calendario e classifica.
No, nessun miracolo, solo e soltanto la ratifica sul tabellino dei valori espressi in campo. Niente caciara, solo calcio. L’abbazia-fortino del Giovanni Paolo II tiene, eccome.
I siracusani, dopo i tre punti casalinghi strappati, non senza polemiche, ai cugini del Catania, sono costretti a tornarsene in Trinacria con le pive nel sacco.
E no, non è stato un risultato casuale, quello di oggi. I siciliani erano venuti per vincere, ma avevano fatto i conti senza l’oste. O, meglio, non avevano messo forse in conto l’acume e la concretezza che, specie a queste latitudini, contraddistinguono l’undici di mister Antonio Calabro.
La prestazione super di Abate, accompagnato e sospinto dai suoi compagni, è figlia di tanto studio e sudore infrasettimanali. Non è, insomma, il colpo della domenica o, in questo caso, del sabato. 29 punti – chi l’avrebbe mai detto, dopo quell’inizio stentato? – sesto posto consolidato (in attesa di Foggia-Cosenza, in casa dei Satanelli) e si va avanti perfettamente in linea con le aspettative, in realtà ben più umili, d’inizio stagione. Zona playoff, ragazzi! Mica pizza e fichi!
Il campionato o, meglio, il girone è ancora lungo, ma comunque andrà, con questo presidente, con questa società, questo mister e questi giocatori qui, difficilmene si rimarrà delusi.
Tra tante pseudo-rivelazioni, quella vera – sin qui – è stata ed è la Virtus, che con qualche punticino in più, perso per strada negli ultimi minuti o persino nei recuperi, sarebbe anche più in alto.
Un gruppo compatto che, al di là delle prodezze dei singoli – oggi, come si sarà capito, è la stra-volta del discusso Abate – marcia all’unisono verso un grande traguardo, nonostante tutto e nonostante tutti. Umile e consapevole allo stesso tempo.
E, come detto e scritto in altre occasioni, si continua a sognare, sperando di non risvegliarsi per ancora tanto, tanto tempo.
