Sabato 22 novembre 2014, più o meno le 10,30 del mattino.
Ci sono date che restano scolpite nel tempo e nella memoria, e questa è una di quelle.
C’é una giornata molto simile a quella di quel giorno, là fuori, oggi.
Oggi sono due anni che Maura non è più con noi. Dire che sembra ieri sarebbe di una banalità di quelle che a lei avrebbero fatto schifo. Perciò, no: non sembra ieri. Sembra esattamente due anni fa. Il ricordo è più che vivo, ma sono trascorsi 24 mesi.
Come sarebbe e cosa farebbe, oggi, Maura. Insegnerebbe, scriverebbe, leggerebbe, sarebbe felice? Chissà.
E, allora, ce l’immaginiamo ancora così, com’era allora: tra i suoi studenti, i suoi articoli, i suoi libri, i suoi sorrisi e le sue proverbiali sfuriate. Insomma, coi suoi pregi e i suoi difetti, coi punti di forza e di debolezza, tutti portati con disinvoltura e, a tratti, persino con orgoglio. Le sue scelte in vita e di vita erano nette, post mortem c’è chi sceglie per te: come e se ricordarti, cosa dire, cosa fare, come evocarti… Tutte o quasi cose che, inutile dirlo, se potesse ancora esprimersi, probabilmente le starebbero sul cazzo (e avrebbe detto “sul cazzo“, non sulle scatole, perché – diciamolo – Maura era molto affabile ed educata, ma all’occorrenza né politicamente corretta né timorata di Dio).
Non era una persona ordinaria, Maura, ma straordinaria, nel senso di extra ordinem, fuori dall’ordinario, come a lei sarebbe piaciuto dire o sentirsi dire. E, infatti, a distanza di due anni da quel giorno – il più brutto per tanti – in realtà è come se Maura ci fosse ancora. Nonostante quando se n’è andata avesse meno che trent’anni e ancora tantissimi progetti per il futuro, aveva comunque già tracciato dei segni indelebili e quei segni ha lasciato in molte esistenze e in molte cose.
Un’eredità immateriale pesante da sostenere tanto sul piano personale quanto in ambito lavorativo. Lo Strillone, che con Maura nel 2011 nacque e che con lei almeno fino a un certo punto crebbe, ogni giorno si sforza di esserne all’altezza e un po’ di somigliarle. Non è un’impresa semplice né davvero fattibile ma, ovunque da tutto questo tempo ella si trovi – se di là c’è per caso qualcosa e nella speranza che non si stia poi così malaccio – un minimo fiera di questa creatura, che era anche una sua creatura, magari a volte lo è.
Ogni tanto ce la s’immagina da qualche parte che, con la sua tipica parlantina rapida e fitta, racconta a qualche suo nuovo interlocutore di quando, quel caldo pomeriggio del maggio di ormai cinque anni fa, un gruppo di giovani – un po’ sognatori, un po’ pazzi – pensò di metter su un giornale; di quel sofferto-ma-esaltante primo numero di giugno e dei successivi; del sito Web da lei interamente costruito e rilanciato domenica 23 febbraio 2014 (11 sessioni, 325 visualizzazioni di pagina: una “miseria”, cifre destinate a lievitare vorticosamente grazie pure al suo contributo); del suo sogno di poter campare di giornalismo; della passione per lo studio e dell’interesse per la didattica… Fino a quel maledetto sabato 22 novembre 2014, a tre giorni dalla prova orale del concorso TFA per l’abilitazione all’insegnamento.
Certe morti non si dimenticano perché – retorica a parte – ti privano di moltissimo, ma fortunatamente più di qualcosa te lo lasciano.
Un abbraccio, Mauretta.