Intervista al vicesindaco Somma: «La mia idea di politiche sociali, ecco cosa stiamo facendo»

L'assessore Concetta Somma
L’assessore Concetta Somma

Sono passati nove mesi da quando è entrata a far parte dell’amministrazione comunale, Concetta Somma, vicesindaco con delega a Politiche sociali e abitative, Trasparenza e Legalità. Un passato fatto di solidi studi classici e una lunga carriera a fianco dei braccianti, poi le lotte contro il caporalato e i passi sul sentiero dell’impegno sindacale.

Oggi però si sente orgogliosa soprattutto del suo incarico in amministrazione: «Sapete perché? Perché se si fanno cose importanti nel welfare ne gode la legalità. Se rispettiamo tutti le regole la comunità cambia, diventa più giusta. Si vive meglio».

Le abbiamo chiesto un confronto per fare un bilancio di questi mesi, e per spiegare i nuovi servizi di cui possono fruire i cittadini di Francavilla Fontana.

Vicesindaco, cosa significa parlare di “politiche sociali”?

Significa spiegare quanto è importante, a fronte di una tassazione, dare a tutti, cioè restituire in qualità. Significa parlare di “vita sostenibile”. La comunità non deve avere la percezione che si dia tutto ai “soliti”. La trasparenza è alla base di questi servizi: fortunatamente l’Inps sta creando una rete in cui tutti i Comuni sono tenuti a fornire i propri dati in merito, affinché sia chiaro sempre che cosa e quanto viene erogato in ogni famiglia. Le risorse di cui noi disponiamo provengono dal Comune, dalla Regione e dal Governo, ma tra gli obiettivi delle politiche sociali sicuramente rientra anche la creazione di progetti destinati a ricercare fondi: questo è il minimo.

Entriamo nel merito di Francavilla. Oltre ai vecchi servizi, come si sta muovendo il suo Assessorato?

Ci sono dei nuclei fondamentali attorno a cui ruota tutto: affido, famiglia, anziani.

Cosa intende per impegno negli affidi?

Assistenza ai giovanissimi con problemi in famiglia creando una rete solida di affidi. Questo tocca a noi: offrire una valida alternativa all’istituto. Io la definisco come una “chiamata in solidarietà”, la quale permette di elevare anche culturalmente la comunità. La fase preliminare di questo progetto si sostanzia attraverso una serie di incontri con associazioni, enti, parrocchie, sotto la guida di assistenti sociali e psicologi. Bisogna realizzare dei percorsi di formazione.

Si sta parlando dello Sportello Salute. Può spiegarci di che si tratta?

Chiarisco subito che non si tratta di un duplicato del CUP, ma piuttosto di uno “sportello empatico” presso cui la persona in cerca di risposte è aiutata a orientarsi attraverso un approccio integrato, non solo fisico ma anche psichico e sociale. La sede sarà in via Cesare Battisti, e sono felice di annunciare che collaboreremo anche con l’associazione Pandora, guidata dalla dottoressa Miccianza, la quale si occuperà, nello specifico, dei malati oncologici. Avremo cura di chi è malato ma anche dei bisogni della sua famiglia.

Quindi un’idea di “sportello” intesa come punto di incontro tra il cittadino e l’Istituzione?

Esatto. E conto di realizzarne ancora altri, con diverse finalità: uno di questi sarà aperto nel quartiere San Lorenzo. Non saprei ancora bene che nome dargli: è uno “sportello sociale” che farà rete con associazioni di volontariato, e che si muoverà con iniziative di ogni genere a beneficio non solo del quartiere ma della città intera. Come vi dicevo, sogno di dislocare vari sportelli in varie zone: questo per me significa decentrare le politiche sociali tra le strade, con attività che fanno vivere i quartieri.

Eppure spesso i cittadini guardano alle politiche sociali con distacco: come se fosse un ambito della politica che riguarda solo pochi…

È vero. Più che con distacco direi con diffidenza: pensate al sospetto con cui si guarda agli assistenti sociali, perché vi è un forte stereotipo negativo a pesare. Inoltre, quando si parla di welfare si pensa che ci si rivolga solo agli indigenti. Bisogna attuare una vera e propria rivoluzione culturale.

Cosa intende per “welfare”?

Il welfare è un’idea di società che sa armonicamente rispondere, costruendo tempi di vita delle persone, e la parte pubblica deve dare l’input di “guardarsi accanto”: non è una necessità prescritta da un obbligo ma da un’impronta etica. Se vive meglio l’altro, vivo meglio anche io.

Ma è davvero possibile per le politiche sociali entrare in contatto con i cittadini?

Assolutamente sì. Vi racconto una cosa: anche quest’anno un gruppo di anziani è partito per beneficiare del soggiorno alle terme finanziato dal Comune. Prima del loro viaggio però abbiamo deciso di mandare un tecnico a controllare la struttura: per noi era fondamentale accertarci che sarebbero stati ospitati veramente bene. So che al ritorno sono venuti a cercarmi per ringraziarmi: li chiamerò tutti. Io penso che il rapporto con la persona sia fondamentale per chi è Istituzione, la rappresentanza politica deve stare sempre in contatto. Se arrivi a supporre che sai tutto, in realtà non sai niente.

Ha parlato di un servizio rivolto agli anziani. Cos’altro si può fare per loro?

Si può puntare su strutture ricettive, su centri diurni polivalenti. In via Nazario Sauro è già stata finanziata una struttura per i diversamente abili, vorrei continuare su questa scia anche per gli anziani.

Anche i giovani possono rientrare in qualche modo nel vostro raggio di azione?

Qualche giorno fa abbiamo avuto un incontro con la Società Operaia: abbiamo discusso della possibilità di creare tirocini per insegnare ai giovani svantaggiati gli antichi mestieri, in modo da offrire anche un’occasione di interazione sociale tra varie generazioni. Si restituisce valore al giovane e alla persona anziana, ma abbiamo bisogno di luoghi…

Ci si occupa quindi di tutte le generazioni?

Sì. Vi accenno a un’altra fascia di cui ancora non abbiamo fatto menzione, i bambini e i neonati. L’anno scorso abbiamo lavorato per loro coinvolgendo scuole primarie e nido con i progetti “MusicAbili”, “Musica senza età”, “Bebè in musica”, e quest’anno lo faremo di nuovo, all’interno della grande idea di “welfare del benessere”.

Come possono collaborare i cittadini?

Attraverso gli incontri con l’Assessorato e le associazioni: le loro proposte sono linfa vitale. Inoltre, presto saranno chiamati a compilare un questionario, rivolto alle persone diversamente abili, attraverso cui ci informeremo se siano a conoscenza o meno del trasporto pubblico e delle agevolazioni previste, e domanderemo loro di segnalarci le barriere architettoniche su cui bisogna intervenire con più urgenza. A proposito di aiuto da parte dei cittadini, però, voglio chiedere una cosa a voi de Lo Strillone. Venite a fare dei sopralluoghi o anche inchieste nei nostri servizi: raccontate alla gente come funziona lo Sportello Salute, come lavorano i nostri uffici, quali attività vengono svolte nelle nostre dislocazioni… scrivete e informate, fate in modo che la gente conosca.

Sfida accettata

Ilaria Altavilla

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