«Quel prete circuì una nostra parente in punto di morte», eredità da circa un milione di euro

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Caso archiviato, ma probabilmente non ancora chiuso quello riguardante un sacerdote – fino a poco tempo fa in servizio nella Diocesi di Oria – che nel febbraio 2015 era stato denunciato per circonvenzione d’incapace. In particolare, secondo i denuncianti, il prete si sarebbe approfittato di una sua parrocchiana, deceduta il 30 aprile 2014, per farsi lasciare una consistente parte del suo patrimonio. I familiari dell’anziana, affetta dal morbo di Alzheimer, si tratterebbe di circa un milione di euro tra un appartamento, un garage, una casa in campagna con terreno e 50 alberi d’ulivo, liquidità sui conti correnti per oltre 400mila euro.

I parenti della donna, autori della denuncia il 26 febbraio 2015, hanno appreso solo nei giorni scorsi e per puro caso dell’avvenuta archiviazione. Nonostante avessero chiesto di essere informati sullo stato del procedimento, a loro non è giunta alcuna notifica e, dunque, ora si sono rivolti ai legali di fducia – Antonella Rizzo e Antonio Sartorio – per proporre ricorso di opposizione non alla richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero, ma per Cassazione direttamente avverso il decreto di archiviazione emesso dal giudice per le indagini preliminari.

Al di là della questione in sé, con quel testamento in favore del parroco che ancora non accettano, pretendono che sia fatta maggiore chiarezza sulla vicenda, temendo ci sia stato insabbiamento della stessa da parte della Chiesa.

«Non era e non è nostra intenzione calunniare nessuno, invochiamo soltanto verità e giustizia – dicono – anche perché il sacerdote in questione non ha più una parrocchia, non può insomma celebrare messa né impartire i sacramenti, e se Sua Eccellenza Mons. Vincenzo Pisanello ha deciso di destituirlo, crediamo abbia avuto le sue valide ragioni e non si sia basato soltanto sulle voci di popolo».

Così, dopo aver avuto casualmente (grazie a un’inchiesta televisiva della celebre trasmissione “Mi manda Raitre”) conoscenza dell’archiviazione soltanto in data 6 settembre 2016 – a fronte di un’istanza presentata il 30 agosto – il 16 settembre hanno optato per la Suprema Corte.

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