Qui di seguito la denuncia di una mamma di Oria di fronte all’ennesimo disservizio – ormai un problema quotidiano – dei pullman che trasportano (o dovrebbero trasportare) gli studenti pendolari a scuola, in particolare a Francavilla Fontana. Se tutto va bene – si fa per dire – salgono e viaggiano stipati come sardine. Ma quando va male – cioè ogni giorno – molti di loro non riescono neppure a salire sui bus e nella migliore delle ipotesi sono costretti a entrare in classe in ritardo o, peggio, a rimanere a casa. Oltre alle foto, che mostrano perfettamente l’entità del disagio, anche una giustificazione, l’ennesima, dall’inizio dell’anno scolastico a oggi:
“Ogni anno è la stessa storia”; “Tanto non si risolve niente”; “Questo è il numero di telefono di Taranto ma non risponde mai nessuno”.
Queste sono le frasi che mi sento dire da quando è iniziata la scuola, cioè dal giorno in cui mio figlio deve prendere un pullman per poter frequentare le lezioni, cioè dal giorno in cui ho iniziato a pagare l’abbonamento alla FSE. Oggi 28 settembre ho accompagnato mio figlio alla fermata perché ieri non lo hanno fatto salire sul mezzo in quanto troppo pieno, ieri mio figlio non è andato a scuola.
Oggi, tre ragazze non sono riuscite a prendere il pullman e mi hanno detto: “Non risolveremo niente”. Ho detto che sarebbero salite sul secondo. “Se passa” mi hanno risposto. Qui non si parla solo di un disservizio “pagato” da noi genitori, qui ci sono in ballo anche adolescenti che sembrano rassegnati di fronte ad un diritto, quello di poter raggiungere la propria scuola con un mezzo pubblico, qui si parla della loro sicurezza durante il tragitto. Dalle foto scattate si vede che non c’è posto, che il mezzo è pieno, che le FSE non provvedono a rendere fruibile un servizio “pagato”. “Ogni anno è la stessa storia”, per me è il primo anno e non voglio che la storia si ripeta e come me altri genitori più saturi dei pulmann che devono prendere i nostri ragazzi, come me una mamma che mi ha sintetizzato il problema con una locuzione terrificante: “Il barcone degli studenti”.
A.V.