S’intitola Easy Gold l’operazione che, dalle prime luci di questa mattina, stanno conducendo i carabinieri del comando provinciale di Brindisi in collaborazione con i colleghi del comando provincia di La Spezia: in corso di esecuzione ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale spezzino nei confronti di sei persone – tutte di Brindisi – accusate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine in trasferta. Tra La Spezia, Aulla e Brindisi sono state effettuate 15 perquisizioni domiciliari, disposte dalle procura della Repubblica della Spezia, a carico di altrettante persone, che risultano indagate a loro volta di associazione per delinquere, rapina, ricettazione, porto e detenzione di armi e munizionamento da guerra, favoreggiamento, assistenza agli associati. Due di loro saranno inoltre chiamati a rispondere di sequestro di persona e lesioni personali gravi.
Le indagini sono partite alla fine di gennaio 2013, dopo una serie di rapine a mano armata in gioiellerie del centro-nord Italia: secondo i carabinieri, l’organizzazione avrebbe disposto di una “ramificata rete di supporto logistico” allestita grazie alla presenza al Settentrione di compaesani che avrebbero dato loro una consistente mano.
In particolare, dalle investigazioni è emerso che il modus operandi seguiva sempre il medesimo cliché: due degli indagati si recavano all’interno della gioielleria per effettuare un sopralluogo, chiedendo di visionare alcuni monili in oro e rinviandone l’acquisto ad un momento successivo. Le stesse persone, dopo poco tempo, fatte entrare nuovamente nella gioielleria, perché riconosciute quali potenziali acquirenti, consentivano l’accesso a un altro complice, armato, ed effettuavano la rapina. In alcune occasioni, le vittime hanno subito lesioni personali gravi o sono state immobilizzate e rinchiuse in locali della gioielleria.
Ciascuno degli appartenenti alla presunta banda svolgeva un proprio ruolo: chi commetteva materialmente la rapina, chi gestiva il parco auto utili per le “trasferte”, chi ancora forniva appoggio logistico – alloggio, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione – e poi c’erano i ricettatori dei preziosi.
Numerose erano le armi da fuoco, cariche, efficienti e dotate anche di munizionamento militare, su cui poteva contare l’organizzazione. L’11 marzo 2013 era stata rinvenuta e sequestrata una pistola semiautomatica, con munizionamento da guerra, nascosta nelle adiacenze di un’area di servizio, lungo l’autostrada A/15 (Parma – La Spezia), insieme con altro materiale utilizzato per l’esecuzione delle rapine.
Le investigazioni hanno consentito di scoprire sette rapine, di cui 6 consumate ed una tentata, commesse tra il dicembre 2012 ed il maggio successivo, nella provincia della Spezia e in quelle di Massa Carrara, Pesaro Urbino e Rimini, nonché di recuperare parte della refurtiva, il cui valore complessivo si aggira intorno ai 2 milioni di euro.
Nel corso delle indagini, inoltre, sono state impedite due rapine, sempre in gioiellerie, progettate a La Spezia, e di sottoporre a fermo di indiziato di delitto quattro persone, di arrestarne un’altra in esecuzione di ordinanza di custodia e di denunciarne due a piede libero, per la rapina commessa ai danni di una gioielleria della Spezia la mattina del 3 maggio 2013. In totale sono 22 le persone indagate.