Tutto in una notte. Si sono scelti una strada di campagna (in contrada San Lorenzo) e sono entrati in azione, razziando di tutto un po’: elettrodomestici, attrezzi da lavoro, rubinetteria, oggetti in rame e ottone, ecc. Chi? Sempre loro, alcuni degli indagati nell’ambito dell’inchiesta che nei giorni scorsi (il 22 giugno) ha condotto all’arresto di quattro persone di Oria.
E’ la notte tra il 16 e il 17 maggio e, per questa volta, niente furti d’auto e cavalli di ritorno. Si fa un giro nell’agro di Oria.
I carabinieri sono in ascolto e monitorano tutto tramite il segnale Gps:
Indagato 1: «Sai quanti rubinetti ci sono fuori? Guarda: uno, due, tre, due altri a quella parte, guarda quelli grossi»
«Non, non abitano, qua possiamo pure prendere i rubinetti, penso che non abitano, lì non so, qua possiamo venire, qua, lì, questa casa bianca non abitano, possiamo andare, a qua possiamo venire quanto se ne vanno, questa pure volendo, questa pure, una dietro l’altra, entriamo dento e facciamo una dietro l’altra, hai capito? A qua anche possiamo venire e questa pure, tutti ce li possiamo fare…».
Indagato 2: «Partiamo di questa e ce ne andiamo mano mano».
Sono in tre: due scendono dall’auto, l’altro si mette alla guida e segue a passo d’uomo i compari, controllando che fuori sia tutto a posto. Un minuto dopo la mezzanotte, l’auto si ferma in contrada San Lorenzo poi si sposta pian piano. Così per almeno due ore e 20 minuti: secondo gli investigatori, un arco temporale compatibile con la commissione dei primi quattro furti in altrettante abitazioni rurali. Una rapida dissertazione du quanto avrebbe potuto fruttare quel bottino una volta rivenduto, poi di nuovo in azione. Sono le 3,16 minuti e l’auto si ferma in contrada San Pietro nei pressi di un’altra villetta: in questo caso scendono tutti e tre e “lavorano” per un’ora e 20 minuti. Seguono i commenti:
Indagato 1: «(…) Gli abbiamo demolito casa a quello, madò tra poco vedrai sui giornali: i ladri di campagna».
Indagato 2: «Cosa (…)?».
Indagato 1: «Tra poco inizi a vedere sui giornali i ladri di campagna».
Indagato 2: «E non puoi uscire più».
Indagato 1: «E non possiamo uscire più, cominci a vedere».
Indagato 2: «Questa è la terza volta che andiamo?».
Indagato 1: «Sì».
Questi i danni denunciati all’indomani da tutti i proprietari delle abitazioni saccheggiate:
Abitazione 1 (contrada San Lorenzo): cinque rubinetti di cui due in ottone; rottura di un lucchetto per chiudere l’immobile;
Abitazione 2 (contrada San Lorenzo): quattro rubinetti in ottone; manomissione e danneggiamento della serratura di una porta posteriore;
Abitazione 3 (contrada San Lorenzo): quattro rubinetti in ottone da un pollice; un braccio doccia fisso smontato dal vano bagno; rottura del lucchetto posto a chiusura del cancello d’ingresso;
Abitazione 4 (contrada San Lorenzo): tre rubinetti per l’erogazione dell’acqua; una valvola di chiusura del mini-pozzo artesiano; una pompa a spalla; una pompa spargi-calce; utensili vari (tenaglia, pinza, ecc.); forzatura della serratura di un portoncino d’ingresso della casa colonica;
Abitazione 5 (contrada San Pietro): cinque rubinetti in ottone; un braccio doccia fisso smontato dal vano bagno; una saldatrice portatile di colore rosso; una aspirapolvere con bidone di colore blu; un televisore da 21 pollici marca Philips di colore nero; una mountain bike di colore rosso-grigio con cambio Shimano; varie stoviglie, un borsone vuoto di colore nero; un mobile in legno stile antico con due cassetti e due ripiani; vasto taglio nella rete metallica di recinzione.
Il giorno dopo si passa alla seconda fase, ossia quella della vendita della refurtiva, di cui si occupano tre altre persone (due donne e un uomo). La bicicletta viene subito proposta per le vie brevi (telefonicamente): «La bicicletta la vuoi?»; «Che bicicletta è?»; «Mountain bike»; «Atala?»; «Che cazzo ne so, compare, solo il cambio è Shimano, il cambio».
Sempre nella mattinata del 18 maggio, le due donne e un altro degli indagati si recano presso una rivendita di materiale ferroso a Francavilla Fontana, cui propongono tutto il materiale in ottone, rame e ferro. Anche se insoddisfatti, alla fine accettano la somma: 30 euro per tutto.
Quando una delle donne l’esito dell’affare a uno di coloro che quegli oggetti li avevano rubati, questi s’inalbera e ordina di tornare indietro, di restituire i soldi e di riprendersi il materiale. La donna si rifiuta, così l’altro stabilisce che ci sarebbe andato in prima persona. E così fa, riprendendosi la roba sottovalutata in quanto non giudicata in rame o in ottone, ma semplicemente in ferro. «L’altra volta prendemmo trentadue euro con dieci rubinetti».
E quello stesso materiale è poi portato presso un’altra ditta del settore, sempre di Francavilla, che offre 91 euro anziché 30.
«Dove troviamo fili tutto ci dobbiamo portare»; «La rame rossa, la rame rossa è la più cara che c’è».